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E’ ormai risaputo che i boss mafiosi anche dal penitenziario dove sono detenuti riescono a controllare e dettare ordini all’esterno. Di ciò ne è la nuova dimostrazione la missiva apocrifa inviata dal boss Rocco Pesce al Sindaco del Comune di Rosarno, dott.ssa Elisabetta Tripodi.
La protervia del boss Rocco Pesce si manifesta per intero nel contenuto della lettera laddove osa scrivere: “…..rammarico e disappunto in relazione al fatto che il Comune di Rosarno si è costituito parte civile nel procedimento a carico mio e della mia famiglia……”.
La costituzione di parte civile degli Enti locali nei processi a carico dei boss mafiosi non è stata mai “digerita” dagli stessi, ma non era mai successo che si riuscisse ad ostentare tanta spavalderia, persino con lettera contenuta in busta dello stesso Comune di Rosarno.
Il grave fatto non può che continuare ad indurre gli Enti locali a procedere speditamente all’ approvazione della costituzione di parte civile nei processi contro i boss mafiosi.
Rimane tuttavia la perplessità nell’evidenziare che la protervia dei boss mafiosi è congiunta con la permanenza all’interno dei Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa , quale appunto quello di Rosarno, di persone che osano fornire ai detenuti persino buste con l’intestazione dello stesso Ente.
Nei giorni scorsi il suicidio a Rosarno della testimone di giustizia Concetta Cacciola; oggi la missiva del boss Rocco Pesce: due fatti ben distinti ma che sicuramente evidenziano un clima preoccupante che dilaga sull’intero territorio della Piana di Gioia Tauro.
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