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Nei giorni scorsi è stata trasmessa alle Camere la relazione sullo stato della sanità nella Regione Calabria, predisposta dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.
Dalla relazione emerge finalmente la quantificazione reale del disavanzo sanitario in Calabria al 31.12.2010, pari a 1.046,983 milioni di euro. Il relativo piano di rientro che avrebbe dovuto essere attuato fin dal 2008 ha avuto esito negativo alla verifica per l’anno 2010.
Numerose le criticità rilevate dalla Commissione Parlamentare, anche sulla scorta dei rilievi formulati dalla Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti: dati contabili e di bilancio inaffidabili, eccessivo ricorso all’anticipazione di cassa, eccessiva onerosità dell’ advisor scelto dal Governo, tardiva e in alcuni casi omessa approvazione del bilancio di esercizio, illegittimità nell’acquisto dei farmaci, mancata utilizzazione di strutture sanitarie e apparecchi medico-sanitari, pagamento di fatture riferibili ad operazioni inesistenti, illegittimo conferimento di incarichi professionali e consulenze.
La Commissione parlamentare evidenzia anche per le 5 ASP i rilievi che vanno dall’elevato numero di dipendenti amministrativi e dirigenti alle criticità in relazione alla funzionalità dei reparti ospedalieri; dalle strutture private convenzionate accreditate all’aumento dei costi per la spesa farmaceutica; dall’acquisizione di beni e servizi con diffuso ricorso alla trattativa privata e in violazione sistematica della normativa antimafia alle rilevanti perdite non ripianate né preventivamente autorizzate.
A pag. 37 della relazione la Commissione afferma che: “Nel tempo, si è sviluppata una politica non rispondente a quelli che sono gli standard condivisi a livello nazionale ma vicina ad un sistema con forti sollecitazioni a carattere clientelare in un tessuto sociale per molti versi problematici anche per le infiltrazioni mafiose che più volte sono emerse nel tempo nella gestione della cosa pubblica. Ad oggi, si registra la mancanza del perseguimento e del raggiungimento di buone prassi e di una gestione corretta della spesa sanitaria, corrispondente a criteri di efficacia e di efficienza, atti a garantire ai cittadini l’erogazione di prestazioni sanitarie appropriate e di qualità”.
Per quanto riguarda i casi di errori sanitari verificatisi in Calabria, in alcuni dei quali hanno perso la vita giovani vittime, sento di dover essere critica nei confronti della Commissione parlamentare giacché dalla relazione emerge solo l’annotazione sulla “…notevole inerzia da parte delle aziende sanitarie e ospedaliere e della regione nell’adozione di provvedimenti disciplinari nei confronti dei responsabili anche presunti di errori sanitari, con varie motivazioni”.
Ma nulla si dice sulle motivazioni che hanno visto ASP e Regione disimpegnate sulle dovute indagini interne relativamente alle responsabilità che hanno provocato i vari decessi. Così come mi sembra decisamente omertoso che la Commissione parlamentare non abbia segnalato, se pur a livello di mera menzione, che in Calabria sono state sciolte per infiltrazione mafiosa 3 ASL e 2 ASP una delle quali tutt’oggi commissariata.
Eppure la relazione Basilone, che ha portato allo scioglimento delle ASL di Locri, dimostra come le disfunzioni ed il mal governo amministrativo siano diventati metodologia permanente.
Infine mi sembra che la Commissione parlamentare sia venuta meno alle proprie prerogative, alla Ponzio Pilato, sul piano di riorganizzazione per la cui attuazione, se è pur vero che la Regione è delegata, è altrettanto vero che dall’indagine non vengono fatti emergere quali dei Presidi Ospedalieri in Calabria assicurano assistenza e sicurezza sanitaria ai cittadini.
E se è vero che l’eredità dell’attuale gestione sanitaria calabrese è pesante, mi appare inaccettabile che questa possa continuare a pesare in modo indiscriminato sui cittadini calabresi, senza che si intervenga sia per sanare quei punti di criticità emersi nella relazione della Commissione parlamentare sia per adottare i necessari provvedimenti di revoca.
Non si potrà garantire alcun piano di rientro con l’applicazione indiscriminata del ticket per tutti i cittadini o con la chiusura altrettanto indiscriminata di questo o quel Presidio Ospedaliero, lasciando immuni da interventi altri, come quello di Polistena (R.C.), per il quale il 13 luglio u.s. il Commissario regionale del sindacato infermieri italiani “Nursing Up” ha presentato denunzia alla locale Stazione dei Carabinieri evidenziando le carenze strutturali, tecnologiche ed organizzative interne a quel Presidio.
E’ inimmaginabile continuare a pensare che la grave e dannosa situazione emergenziale nella quale versa la sanità in Calabria venga ancora oggi coperta dall’impunità dei vari responsabili ed invece pesi indiscriminatamente su tutti i cittadini privandoli della garanzia di vedere assicurato il loro diritto alla salute.
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