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Per impegni parlamentari non potrò presenziare ai lavori dell’assemblea indetta per giovedì 30 giugno p.v. presso il Porto di Gioia Tauro, ma intendo esprimere solidarietà convinta a quei lavoratori che stanno rischiando la perdita del posto e alle loro famiglie.
La crisi del Porto pone in ginocchio la Piana e l’intera Calabria, che registra già un preoccupante livello di disoccupazione.
Trovo assurda l’insensibilità che anche l’attuale Governo Nazionale sta mostrando rispetto alla crisi del Porto; l’insensibilità resa palese sia attraverso la mancata risposta ai miei numerosi atti ispettivi (risposta sollecitata in Aula ancora ieri!), sia attraverso la definizione di un tardivo tavolo attorno al quale i commensali si sono seduti solo per nutrirsi con la notizia sulla conferma del numero dei 500 cassintegrati.
L’Italia sta dimostrando, a differenza di altri Paesi, di non aver colto l’importanza degli hub marittimi.
Anche la Regione Calabria, tardiva sulla trattativa, probabilmente non si sarà resa conto di quanto la crisi del Porto di Gioia Tauro, peserà negativamente sull’economia calabrese.
Sta di fatto che oggi in una Calabria dove si vive in emergenza, si aggiunge anche questa del Porto di Gioia Tauro, nonostante la richiesta di attenzione sia stata da tempo sollecitata.
Senza parlare dell’ingiustificato comportamento della MCT, monopolista di buona parte della banchina del Porto.
E’ assolutamente inaccettabile infatti che la monopolista MCT, dopo due anni di crisi, metta in strada 500 lavoratori e le relative famiglie, pur essendo oggi in presenza di una non drastica attività di movimentazione.
Il tutto nel mentre la Banca d’Italia ci fotografa il collasso economico della Calabria!
Come rimanere insensibili al dramma di tante famiglie o come allarmarci poi di fronte all’aumento della potenzialità della ‘ ndrangheta?
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