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La nascente città metropolitana come preziosa occasione per “ridisegnare” il territorio e puntare a nuovi modelli di sviluppo sostenibile. E’ questo l’obiettivo di fondo attorno al quale si è sviluppato il convegno promosso al Palazzo storico della Provincia di Reggio Calabria dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Reggio Calabria e dall’INU, Istituto Nazionale di Urbanistica.
Il dibattito, dedicato nello specifico alla “promozione di politiche di rigenerazione urbana sostenibile”, si è trasformato in una sorta di tavola rotonda tra esperti del settore e rappresentanti istituzionali, ed ha costituito un ulteriore tappa di approfondimento, dopo le altre iniziative già messe in campo, in vista del prestigioso “Festival nazionale delle città metropolitane”, che lo stesso INU, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, ha deciso di tenere proprio a Reggio dal 16 al 18 luglio.
Sul versante istituzionale, è stato il presidente della Provincia a fare gli “onori di casa”, sottolineando l’esigenza di «fare rete tra i vari attori territoriali per puntare ad una città metropolitana che sia un reale strumento di sviluppo e di valorizzazione del territorio. Per questo- ha aggiunto Raffa- guardiamo con molta attenzione alla proposta degli architetti, con l’obiettivo di superare campanilismi e gelosie per realizzare un’unica grande area metropolitana». Parola d’ordine, dunque, “programmazione partecipata”.
«Occorre partire dal basso, ascoltando i cittadini e rispettando le peculiarità di ogni singolo territorio» ha sottolineato l’assessore comunale alle politiche comunitarie Giuseppe Marino, che ha poi aggiunto: «L’obiettivo è coinvolgere tutti i 97 comuni della provincia in una programmazione unitaria che sappia mettere a frutto le rilevanti risorse europee destinate alle città metropolitane attraverso il Pon Metro».
Un’alleanza possibile e un percorso di dialogo già avviato, quello tra esperti del settore e istituzioni, come ha spiegato il presidente nazionale dell’Ordine degli Architetti Leopoldo Freyrie, che ha così riassunto il decisivo momento attuale anche a livello di politica nazionale. «Finalmente anche chi governa- ha detto- ha capito che per superare la crisi occorrono politiche profonde che sappiano andare oltre gli interventi tampone. In tal senso, a livello urbanistico, porre un freno al consumo del suolo oggi non è più solo un fatto di tutela ambientale, bensì anche un vantaggio in termini economici per lo Stato. Solo per dare un dato- ha proseguito Freyrie- è stato stimato che in Italia esistono ben otto milioni di edifici in cattive o pessime condizioni, e la maggior parte dei quali fuori norma perché costruite prima che venissero varate le leggi antisismiche o di tutela dal rischio di dissesto idrogeologico».
Il messaggio, dunque, è chiaro: stop alle nuove costruzioni, e recupero del patrimonio esistente. «Attualmente è in fase di discussione un provvedimento importante per limitare il consumo del suolo- ha detto Freyrie- mentre sul versante della semplificazione è stato inserito su nostra proposta nel decreto Sblocca Italia un “regolamento edilizio unico nazionale” che dovrebbe mettere fine all’attuale groviglio normativo».
Temi sui quali ha insistito anche il presidente dell’Ordine provinciale degli architetti, Paolo Malara: «C’è un eccesso di burocrazia che frena la vera programmazione, mentre d’altra parte il territorio è pieno di beni e terreni demaniali abbandonati al degrado, ovvero risorse pubbliche che vanno recuperate e riutilizzate in modo intelligente ed organico». Un’esigenza, quella del recupero, ormai riconosciuta e perseguita dall’intera categoria professionale, come hanno evidenziato anche i presidenti degli Ordini provinciali degli architetti di Vibo, Cosenza e Crotone.
A dare poi un saggio pratico di cosa possa significare la rigenerazione urbana, grazie anche alla proiezioni di alcune slides, è stato il docente dell’università degli studi Catania Carlo Colloca, che ha ripercorso le tappe di un progetto finalizzato al recupero del quartiere fortemente degradato di Librino, grazie anche al recupero degli spazi abbandonati e alla collaborazione con l’associazionismo locale.
La presidente dell’Inu Silvia Viviani, quindi, si è soffermata sui valori di fondo della rigenerazione urbana, sottolineando tra l’altro l’esigenza di «ridisegnare gli spazi a partire dalle esigenze dei cittadini, che punti a migliorare la qualità della vita e le relazioni tra le persone». Il consigliere nazionale dell’ordine Ferruccio Favaron, infine, ha illustrato il progetto “Cities of Italy” promosso dal Consiglio nazionale degli Architetti, nato per attrarre investitori stranieri su progetti di rigenerazione urbana.
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