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di Giulia Cannizzaro
La problematica del finanziamento della sanità pubblica affligge la terra Calabra ormai da anni. Una notizia apparentemente positiva proviene dalla Regione. In modo particolare, la stessa dà la notizia della sottoscrizione di una convenzione con l’ospedale Umberto I di Roma per i trapianti, che, in modo particolare, il presidente della Giunta Regionale Giuseppe Scopelliti elogia come una grande vittoria per la Calabria. Spesso quindi si avvia la pratica della cosiddetta “emarginazione sanitaria” senza pensare però, che i cittadini non disponenti di risorse economiche, non saranno in alcun modo aiutati.
Un grido di protesta proviene dal sindacato USB Calabria il quale afferma che: ”riteniamo che sia da folli, dato la conformazione geografica del nostro territorio e la rete viaria disastrata che ben conosciamo, raggiungere i capoluoghi di provincia dove si stanno concentrando le strutture ospedaliere; è drammaticamente evidente che la razionalizzazione delle risorse non stia portando affatto alla qualità dei servizi sanitari”. Nel programma politico ed economico della regione Calabria infatti vi è la concentrazione delle risorse in poche strutture, la quale dovrebbe portare ad un miglioramento della qualità dei sevizi stessi. Da anni stiamo assistendo però, ad uno sfascio continuo e sistematico della sanità pubblica in Calabria e, in una logica di spending review, all’eliminazione di presidi ospedalieri dislocati nel difficile territorio della regione, oltre al depauperamento di strutture importanti, a favore di una centralizzazione dei servizi sanitari che, anche questa convenzione avviata, incentiverà.
I soldi della sanità pubblica vengono spesi in base a criteri squisitamente politici: troppo alti gli stipendi dei troppi manager posti ai vertici delle ASP e troppi finanziamenti alle case di cura private. Nulla di positivo quindi per i cittadini che non sempre possono avere tutela per la propria salute. La realtà è sotto gli occhi di tutti: il livello della sanità calabrese è scivolato sempre più in basso fino a diventare il peggiore d’Italia e forse d’Europa.
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