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di Marco Federico
Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. La Reggina ha cambiato l’allenatore, ma sprofonda sempre di più.
Che la rosa amaranto non fosse di altissimo livello era chiaro da tempo, ma le prestazioni della Reggina peggiorano di partita in partita; giocatori in bambola, senza concentrazione, umiliati puntualmente da qualunque avversario, anche quello meno irresistibile.
Come se non bastasse, anche la frattura tra il pubblico e i giocatori sembra ormai insanabile; ne è un esempio lampante l’applauso ironico di Dall’Oglio ai fischi dei supporters amaranto. Dispiace vedere una squadra che lotta per la sopravvivenza senza un minimo di grinta, di rabbia, d’orgoglio.
La realtà è questa, gente che passeggia in campo, e che aspetta il fischio finale come fosse una liberazione.
La sfida casalinga di oggi contro il Foggia è diventata addirittura “beffarda”considerando che, dopo soli 10 minuti, ci pensa un ex a rovinare il pomeriggio amaranto: Vincenzo Sarno sfrutta (come al solito!) un regalo di Karagounis su un innocuo campanile e supera facilmente Kovacsik.
Il 4-2-3-1 organizzato da Alberti non trova gli interpreti adatti: Dall’Oglio non è un naturale centrocampista offensivo e si trova a correre a vuoto, per non parlare di Insigne e Louzada impalpabili sulle corsie esterne.
Nella giornata di oggi si salva solo Kovacsik, che ha salvato il risultato più volte, impedendo ai pugliesi di dilagare.
Nemmeno la fortuna è dalla parte della Reggina. Infatti, Masini sbaglia un gol sotto porta che poteva perlomeno riaprire il match.
Davvero momento tragico per i ragazzi di Alberti, che non vedono la luce in fondo al tunnel. C’è la sensazione che manchi l’unione di intenti e, soprattutto, la voglia di tirar fuori l’orgoglio per dare una degna risposta ai tifosi sempre più depressi e rassegnati.
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