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La “costosa” imbarcazione “arenatasi” nel tratto di spiaggia zona Rumbolo frazione di Lembo di Melito Porto Salvo a Giugno 2021 ha destato enorme interesse tra gli abitanti delle zone del basso Jonio reggino, che hanno inondato il web di foto e video (alcuni quasi drammatici, nella maggior parte dei casi stile esilarante). La situazione ha fatto tornare in mente a molti uno dei momenti storici poco conosciuti o, per meglio dire “conosciuto poco, romanzato assai”.
Si tratta dello “SBARCO DI GARIBALDI A MELITO DI PORTO SALVO”.
Si trova, presso questo tratto di mare, ormai quasi sulla spiaggia, il relitto di una imbarcazione (Foto tratta dal Web Geom. Rodà) – Si tratta del PIROSCAFO TORINO che da più di 160 anni nessuno è riuscito a tirare fuori dagli “abissi” (N.D.A. = per chi non capisse: abisso è sarcasmo, visto che non si è riuscito a portare sulla terraferma e porre, magari in un museo storico, tale imbarcazione. Troverete tante chiacchiere a corredo del perché no, lasciatevi dire, sono chiacchiere).
Oggi ci è quasi riuscita la natura. Ma questa è un’altra storia. Purtroppo quel che resta del piroscafo è sotto gli occhi di tutti. Diciamolo chiaramente un museo all’aperto, solo se avessimo tra noi esperti di turismo!
Il TORINO è una delle imbarcazioni utilizzate dai garibaldini per “fare l’Italia”.
Prima di parlare dell’evento e cioè dello sbarco di Garibaldi a Melito credo sia utile raccontare quello che per definizione sono le premesse
PREMESSE
E’ ormai risaputo che ciò che successe nel 1860 non fu una semplice impresa di eroi che da novellini conquistarono, sbaragliandolo, un reame tra i più importante del tempo.
Tutta la cosiddetta “impresa dei mille” è costellata da intrighi, giochi di saggezza politica e di elevata preparazione “ambasciatoriale”, di geopolitica e perché no, la più importante, di fiuto degli affari.
Sono convinto che unire l’Italia fosse giusto ed ormai inevitabile, ma ai tempi vi erano diverse “concezioni”, diversi punti di vista per raggiungere il medesimo obiettivo ( la Federazione di Stati con a capo il Papa, l’unità con a capo i Borbone che con Francesco II, dopo lo sbarco in Sicilia, addirittura costituzionalizzò il tricolore e ad esempio diede la possibilità a molti come il Sindaco di S. Lorenzo Rossi che rileggeremo in seguito, di essere appunto il primo cittadino nonostante le antipatie verso la casata borbonica e la sua vicinanza al fratello massone Garibaldi, ma forse molto molto più difficile ed impegnativo, fare la Repubblica) e lo si è fatto nel peggior modo possibile, come ha sentenziato la storia con 10 anni a venire di “guerra civile” e tragedie irrecuperabili per il meridione.
Le figure più importanti furono da un lato per il Regno di Sardegna piemontese il capo del governo Cavour assieme al Re Savoia Vittorio Emanuele II e dall’altro la figura di Garibaldi che acquisterà la maggiore importanza, proprio per rendere la storia più romantica e facendo diventare un “mito” la sua persona che è poi ciò che cerca la gente, specialmente noi italiani abbiamo sempre avuto bisogno dell’uomo leggenda/saga/utopia….. in breve l’uomo creato ad immagine e somiglianza dei nostri sogni……che potrebbe però alla fine rivelarsi l’incubo.
Ed ancora…
Importantissima fu la politica di Camillo Benso Conte di Cavour il quale, già dopo la dispendiosa e negativa guerra di Crimea del Regno di Sardegna -il Piemonte dei Savoia – degli anni 1850’, aveva cominciato a pensare a come fare per far “uscire dalla crisi economica” questo Regno. Molti storici affermano che Cavour non fosse mai stato dell’idea di unire l’Italia e se la ritrovò lì bella e buona per una serie di eventi. Intanto la cosa chiara è che qualche anno prima del 1860 Cavour riteneva improbabile riuscire nell’impresa di “prendere” per le armi il Regno delle Due Sicilie considerato, principalmente da lui, come uno dei più preparati militarmente.
Cavour però considerava l’Italia meridionale in ottica economica, alla stregua di una immensa protesi di Torino proiettata alle sponde africane del mediterraneo utile terminale ferroviario e marittimo dell’intera Europa con la prossima apertura del Canele di Suez, terre che Cavour, pur non avendo mai visto (non è mai sceso a Sud di Firenze) considerava ricchissime e mal governate perchè cosi gli dicevano alcuni esuli amici suoi come La Farina e Massari.
Per comprendere un pò di più il livello di intelligenza sopraffina del Conte di Cavour ci viene in aiuto un aneddoto come quello di quando spinse una sua parente diciottenne, la contessa Virginia Oldoini Di Castiglione, ad ingraziarsi Napoleone III per portarlo dalla sua parte e garantirgli così una NON intromissione in una eventuale querelle tra i Savoia ed i “cugini” Borbone.
I FINANZIAMENTI – (SOLDI)
Di non minore importanza fu l’intromissione, senza darsi a troppo a vedere, dell’Inghilterra, in particolare nella raccolta fondi attraverso la massoneria (Garibaldi era massone assieme a Bixio e tanti altri anche l’allora sindaco di S. Lorenzo in provincia di RC che svolse una parte importante nella storia).
I finanziamenti arrivarono da parte di Persano avuti di nascosto dai piemontesi, un credito aperto dall’amico del Conte di Cavour con la Casa De la Rue di Genova dal banchiere de Gas (un milione di ducati) fondi raccolti a Londra, nel “fondo per Garibaldi” e nella “Cassa di soccorso di Garibaldi” soldi raccolti in Inghilterra, Nord Italia, Uruguay, America, Svezia, Cile circa 2 miliardi di lire attuali e più del 50% spesi dal governo della Sicilia ormai garibaldino. Dopo svariati cambiamenti di nome dai libri contabili sparisce più dell’80% dei fondi raccolti e con i soldi che rimangono vengono comprati fucili cannoni armi e munizioni in generale ed è con questo fiume di denaro che avvengono sbarchi e spedizioni sotto la protezione della flotta sarda e inglese che pattuglia il mediterraneo nell’indifferenza dei napoletani in quanto gli alti ufficiali venivano spesso “pagati” per non intervenire (la stragrande maggioranza li vedremo passare armi e bagagli nella nascitura nazione premiati con alti gradi militari o pensioni-vitalizi).
Invito il lettore di questo scritto ad interessarsi al cosiddetto primo delitto di Stato del nascente Regno d’Italia, cioè la strana morte di Ippolito Nievo colui il quale teneva il registro dei conti entrate e spese della spedizione…morto per l’affondamento del suo piroscafo mentre si recava con tutte la documentazione finanziaria a Torino per farla vedere a chi di dovere.
Altri aiuti anche dai “maestri” scozzesi, canadesi, americani e come non citare poi i fiumi di piastre d’oro turche e poi la contrapposizione al Papa del tempo degli inglesi per via della religione anglicana mentre I Borbone erano Cattolicissimi.
Ma torniamo alla saggezza di Cavour. Fu grazie al Conte Camillo Benso che si evitarono atti che sarebbero diventati contrari alle convenzioni internazionali del tempo. Già la partenza a Maggio da Quarto è frutto di accordi sottobanco senza far trapelare l’aiuto o comunque l’organizzazione logistica del Regno Sardo piemontese. Si attuò addirittura la farsa di rubare delle navi da utilizzare per la spedizione che in realtà appartenevano all’impresario Rubattino ( una società di navigazione in cui era azionista il governo sardo ed in cui i maggiori esponenti del tutto erano uomini di Cavour come Bixio, Cosenz, Medici o uomini del Re Vittorio Emanuele come Gaetano Trecchi e Turr).
Ah, altra cosa da non tralasciare nel raccontare i fatti è la “parentela” tra i Borbone ed i Savoia. Eh già, chisi sarebbe mai aspettato ostilità da parenti?
LE NAVI PER LA SPEDIZIONE A MELITO DI PORTO SALVO, IL TORINO ED IL FRANKLIN.
Le imbarcazioni utilizzate per lo sbarco a Melito furono il TORINO ed il FRANKLYN.
Vediamo allora di raccontare la brevissima “storia” di questi battelli.
IL FRANKLIN
Il Franklin è acquistato a Marsiglia con i fondi di cui abbiamo accennato nelle premesse, fiumi di denaro con i quali si comprano munizioni, armi e, appunto, navi.
La suddetta viene acquistata assieme ad altre due. I Ioro nomi vengono cambiati.
In principio erano l’Amsterdam, Helvetie e Belgienne.
Vengono poi ribattezzate rispettivamente Washington, Oregon e appunto FRANKLIN.
IL TORINO
Del piroscafoTorino sappiamo poco (fonte Repertorio della Marina Mercantile – stesura di Giorgio Spazzapan).
Fu varato nel 1856, costruito dal cantiere in fallimento Charles John Mare & co. poteva avere la portata di circa 270 passeggeri tra prima seconda e terza classe in servizio presso la Compagnia Transatlantica per la Navigazione di Genova sulla linea che andava da Genova in Brasile. Nei primi mesi del 1859 il Credito mobiliare di Torino lo rileva e a fine 1859 viene affittato dalla Spagna per il trasporto truppe. A Luglio del 1860 (un mese prima del fatidico sbarco a Melito P.S.) viene noleggiato ai garibaldini all’ormai cosiddetta dittatura siciliana (erano “padroni” della Sicilia da Maggio).
GLI EVENTI
In quel famoso 19 Agosto 1860 Melito di Porto Salvo passa alla storia in quanto i garibaldini, ormai da circa 4 mesi in Sicilia, è proprio da questo estremo “lembo” (LEMBO ——la zona chiamata appunto così nel paesello ……ironia della sorte…….quasi a suggellare una cosa voluta) che partono alla conquista di Napoli e quindi a far nascere le basi di quello che sarà il Regno d’Italia con un RE che continuerà a chiamarsi secondo ed il Parlamento che sancisce l’Unità definita come VIII (ottava) legislatura( in continuità evidente con il Regno di Sardegna Savoiardo) e verrà proclamato in francese (e lo si festeggia pure quell’avvenimento, cioè il giorno 17 Marzo 1861!!!!!!!!!!!!).
Come andarono esattamente i fatti, senza retorica e senza infingimenti grazie a G. Oneto.
Il passaggio dello stretto è uno dei tanti misteri ed ipocrisie risorgimentali. Tanti, tanti davvero, direi a bizzeffe. Gli storici hanno ritrovato due “lettere” del futuro RE Vittorio Emanuele II (ricordiamolo ancora che era il primo del regno d’Italia ma mantenne la dicitura di secondo …. Quasi a precisare che la sua era una continuazione del regno sardo-piemontese e tale doveva restare e tale restò almeno fino a Mussolini!!!!!) che, osservando poi anche la storia fino alla seconda guerra mondiale ci fa capire come erano davvero questi nobili, in dialetto calabrese si direbbe “ un corpu a butti ed unu o timpagnu” dicevano tutto ed il contrario di tutto appena detto solo per garantirsi i privilegi!!!!!!!!!!!
Una prima nota fu inviata per il tramite del Conte Litta direttamente al Generale dei due mondi al di là del Faro e lo invitava a desistere dal continuare l’impresa che gli sarebbe stata garantita la sua “dittatura” sulla Sicilia e quindi ne avrebbe disposto a suo piacimento.
Un’altra missiva fu ritrovata poi nel 1909 nella quale invece lo si invogliava a fare l’impresa ed arrivare velocemente a Napoli.
In tutte le note di risposta che Garibaldi invia al re egli conferma la volontà di continuare. .Per capire gli avvenimenti del 19 Agosto dobbiamo cominciare a parlare del 6 Agosto quando Garibaldi raccoglie un po’ di barche e con 300 uomini comandati da MISSORI e il calabrese BENDETTO MUSOLINO tenta di passare lo stretto attaccando il castello di ALTAFIUMARA (per capirci, nei pressi dell’attuale Villa S. Giovanni).
E QUINDI
Succede che però vengono respinti ed alcuni dei 300 ormai sbarcati scappano verso le montagne aspromontane nascosti e rifocillati dagli amici massoni di garibaldi come il sindaco di S. lorenzo Rossie che vedremo scendere poi a Melito PoRto Salvo per ricongiursi ai compagni il 19 Agosto, il resto torna in Sicilia. Erano pronti ad intervenire a supporto 2 mila uomini stipati nella nave CITY OF ABERDEEN ma visto il fallimento dell’attacco questi vengono richiamati appena partiti e fecero ritorno in rada (tutto citato nel libro di Charles Stuard Forbes THE LIFE AND THE COMPAIGN OF GARIBALDI IN THE TWO SICILIES).
Lo smacco subito fa infuriare Garibaldi che comincia ad intravedere la possibilità che questa sua missione possa svanire presto. Il generale decide quindi di giocarsi la carta di un secondo fronte. Attaccare cioè da Civitavecchia dove l’amico BERTANI aveva radunato ben 6 mila volontari a Genova ed altri 3 mila in Toscana. Per affrontare questo sbarco 7 navi erano pronte per fare scalo in Sardegna . Il 12 Agosto, pertanto, BERTANI arriva al FARO e riparte con Garibaldi per la Sardegna a bordo della nave WASHINGTON. Arrivati in Sardegna scoprono però che Cavour aveva fatto annullare l’impresa su pressioni di Napoleone e quindi, arrabbiatissimo, prende le prime due (delle sette) navi approntate per lo sbarco annullato (sono il Washington ed il TORINO) e ritorna in Sicilia con 2 mila uomini.
Garibaldi è a Giardini Naxos vicino Taormina assieme a 4 mila uomini e le navi arrivate dalla Sardegna il FRANKLIN ED IL TORINO. A bordo delle navi salgono le brigate Bixio ed Eberard. Prima della partenza si assiste alle solite scene “fantozziane” che si erano intraviste anche quando i mille partirono da Quarto. La nave FRANKLIN imbarca acqua ed il macchinista si rifiuta di partire. Garibaldi ordina di fare una operazione stile vecchi marinai. Fa raccogliere escrementi di mucca per rattoppare la falla.(questo avvenimento viene citato da Garibaldi stesso nelle sue memorie ed aggiunge PER IL TORINO CHE “ERA BELLISSIMO E, MENTRE RACCOGLIEVANO ESCREMENTI PER IL FRANKLIN, TUTTI I VOLONTARI ERANO A BORDO PRONTI A SALPARE). Ci si prepara allo sbarco. Melito Porto Salvo, che non era mai stata presa in considerazione come luogo utile per questo avvenimento come abbiamo visto finora.
Come mai si scelse Melito di Porto Salvo per lo sbarco che era a Sud di Reggio Calabria?
L’impresa di Garibaldi, in particolare in Calabria, non poteva esistere senza porre l’attenzione sui casi di corruzione e di tradimento dei generali e alti ufficiali borbonici. Tradimenti e corruzioni assodati e certificati ed altri creati ad arte. Un dispaccio di guerra borbonico dopo quel famoso attacco ad Altafiumara ai primi di Agosto, invitava i pattugliatori Borbonici ad intensificare la cura del tratto tra l’attuale stretto tra Messina e Villa S. Giovanni e Capo D’Armi (Motta S. Giovanni- Lazzaro). Sarà un caso?
COME ANDO’ EFFETTIVAMENTE
I garibaldini partiti da Giardini Naxos (Taorimina) la sera del 18 Agosto arrivarono in località Rumbolo (Lembo) di Melito di Porto Salvo il giorno dopo verso le 4 del mattino. Al loro arrivo il solito Bixio fa il bis di Marsala ed incaglia il TORINO sugli scogli che emergevano quasi invisibili, poco prima della riva.
Garibaldi, che era sul Franklin e sarebbe arrivato qualche minuto dopo, rivive nella propria mente il fallito tentativo di quale giorno prima ad Altafiumara (NOTA DELL’AUTORE: lo vorrei immaginare imprecare a modo suo, magari bestemmiando, contro Bixio lanciandogli improperi irripetibili!!!), e decide, per salvare il salvabile, di ordinare il dietrofront e virare per ritornare in Sicilia e tentare di trovare aiuto per ritornare e disincagliare i suoi maldestri compagni di avventura. Issò sul Franklin la bandiera americana in modo da passare indenne ad eventuali controlli dei pattugliatori borbonici.
Giunto però al largo di Capo d’Armi (Motta S. Giovanni – Lazzaro) la nave borbonica l’AQUILA E IL FULMINANTE ( ah proposito due vie melitesi sono dedicate a queste navi) vedono e fanno finta di nulla, sanno bene cosa sta succedendo, ma mai potrebbero credere che si tratti di Garibaldi che ritorna dall’ennesimo fallimento…
Il Generale capisce l’antifona e vira nuovamente tornando a Rumbolo e sbarca in tutta tranquillità’. Solo più tardi, quando tutti sono in salvo ed ormai in cammino ricongiuntisi con i compagni che erano sbandati in Aspromonte (ricordate? il sindaco massone di S. Lorenzo che si dice fosse il primo in Italia a dichiarare la decadenza dei Borbone), arrivarono nel tratto di mare di Melito di Porto Salvo le navi borboniche Aquila e Fulminante che avvicinandosi al Torino incagliato lo presero a cannonate.
Ivano Verduci, lettore di libri storici
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