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Gent.mi lettori,
il 13 febbraio 2011 ha visto più di duecento piazze italiane occupate per protestare contro l’ondata di messaggi fuorvianti e oltremodo offensivi a carico della donna , legati alle vicende del Rubygate .
Ho aderito anche io ,con piana convinzione, alla giornata di protesta partecipando al “ Caffè letterario ”in casa di un’amica e facendo mio l’invito di Marisa Fagà, Responsabile nazionale del Dipartimento Pari Opportunità dell`Udc , affinchè ,invece della piazza si scegliesse di raccontare il mondo della creatività e della solidarietà delle donne attraverso significative iniziative.
Sono convinta, infatti, che un momento di riflessione su questo fenomeno che mortifica e condiziona la vita delle donne debba servire a risvegliare le coscienze di un tessuto sociale , a volte, disorientato e incapace di valorizzare quanto di positivo ci riserva non solo il nostro territorio ma l’intera Nazione.
Senza la volonta’ di ergermi a moralista, ritengo deplorevoli le vicende che i mass-media riportano da qualche mese e che, dal punto di vista etico, politico e sociale, sicuramente non giovano a dare lustro al nostro Paese già messo in ginocchio dalla crisi economica, tantomeno ai nostri governanti.
Durante l’incontro si è parlato di “Etica, di politica, di donne e di società” e si è state tutte convinte che il modo migliore per rilanciare la dignità della donna: non è il dissenso fine a se stesso, ma il valore dell`esempio, il racconto di quella `politica del fare` che le donne esprimono quotidianamente.
Come donna, professionista, amministratore locale, sento di trovarmi in perfetta linea con quanti intendono ribellarsi al modo offensivo di considerare la donna, intendendo, invece, cominciare a dare maggiore risalto al ruolo importantissimo che ella svolge non solo in famiglia ma nella società tutta.
Oggi a livello nazionale ci troviamo in una situazione di alta tensione che reclama un necessario ed imperativo ritorno , da parte di chi è al governo, all’azione concreta sulle vere questioni che attanagliano il nostro Paese: disoccupazione e precariato, malvivenza e criminalità, violenza e tanto altro ancora, ma quello che più preoccupa è soprattutto lo smarrimento dei valori fondamentali di riferimento su cui dovrebbero poggiare le basi di una civile, democratica e pacifica convivenza.
L’opulenza di alcuni, la povertà dei tanti, e la mancanza di paradigmi fondamentali di riferimento per i giovani, fanno della società di oggi una società complessa in cui ,anziché la ricerca del bene comune, sembra imperare l’edonismo, il materialismo, l’egoismo sfrenato.
Anche la coscienza di chi ha in mano le sorti del Paese appare, sempre più, legata ad interessi contabili e ragionieristici più che ad elementi di natura etica, sociale o culturale. Questo risulta evidente se rapportato ai tagli che continuamente si fanno agli organici delle scuole, ai punti di erogazione dell’offerta formativa , alla chiusura di ospedali e di altri servizi.
Ed allora mi chiedo cosa sarà dei giovani in futuro se, già oggi, le condizioni della società li spingono a non nutrire grandi speranze occupazionali, dopo aver studiato e essersi impegnati pensando di realizzare i loro sogni? Noi adulti cosa facciamo per evitare la fuga delle più belle intelligenze dalla nostra terra calabra? Cosa facciamo, per opporci ad un sistema in declino?
Ed allora sulla base di questa premessa, pur essendo convinta di non avere nulla da insegnarvi, ritengo che sia giusto contribuire ad alimentare una nuova speranza.
Quando si parla della donna ci si accosta ad un universo particolare in quanto la natura ha affidato a lei un ruolo privilegiato: quello di essere dotata di una forza intrinseca straordinaria, forza che la porta ad esercitare spontaneamente il ruolo di madre ed il sentimento dell’accoglienza; a trovare con la dolcezza e l’equilibrio sagge soluzioni a problemi complessi. Spetta tuttavia ad ognuno di noi, al nostro impegno attivo, aprire le porte del nostro paese ad orizzonti sempre più ampi, diversificati e rispettosi della dignità umana.
Dunque l’essere donna, madre, sorella, sposa, viene esaltato dall’appartenenza ad una comunità, dall’essere pronta ad operare in qualità di casalinga o di professionista per la costruzione del BENE COMUNE che rappresenta l’unico modo per salvare il sogno di un popolo e di un’Europa unita.
Il bene comune impegna tutti i membri della comunità, nessuno escluso, ma ritengo che noi donne dobbiamo rappresentare una vera forza di coagulo, di formazione umana e di comunione che è alla base della ricerca in forma pratica e non solo ideale del bene, della verità e del buon senso, rintracciabili nelle varie forme di vita associata: famiglia, luogo di lavoro,comunità civile.
E’ pur vero che ,ogni qualvolta ci si espone , si corrono dei rischi, ma come affermava Giovanni Paolo II “ Se un vento contrario ostacola il cammino di popoli verso il Bene, se si fa burrascoso il mare, nessuno ceda allo sgomento e alla sfiducia”.
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L’opulenza di alcuni, la povertà dei tanti, e la mancanza di paradigmi fondamentali di riferimento per i giovani, fanno della società di oggi una società complessa in cui ,anziché la ricerca del bene comune, sembra imperare l’edonismo, il materialismo, l’egoismo sfrenato.
Frase stupenda, parole bellissime….peccato che siano solo parole, parole, parole……………….