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di Giuseppe Toscano
La moda della conferenza stampa impazza anche a Melito Porto Salvo. Oramai il trend è ampiamente consolidato: chiunque organizza un evento, promuove una iniziativa (anche di piccolo cabotaggio), ha da precisare o dire qualcosa, non ci pensa un solo attimo sul da farsi. In casi del genere l’invito per i giornalisti scatta automatico. Davanti ai taccuini le dichiarazioni sgorgano copiose. Si parla e si straparla; si propinano elenchi, si annunciano colpi ad effetto. Spesso però è il trionfo del “Festival del nulla”, nel senso che ci troviamo davanti a fatti camuffati da notizia, per la cui rilevanza sarebbe già troppo pensare ad un semplice comunicato stampa.
Vorremmo ricordare (lo facciamo prevalentemente a beneficio della nostra categoria) che un argomento per essere interessante e meritevole di venir sottoposto, sotto forma di articolo, all’attenzione del lettore, deve essere veramente di spessore (è in otto casi su dieci non lo è). Tralasciamo i privati, le associazioni che, a prescindere da quanto appena sottolineato, ritengono di dover vendere il proprio “prodotto” comunicando al mondo intero la propria genialità, il proprio buongusto, la propria lungimiranza, e concentriamoci su quanto avviene attorno all’Amministrazione comunale.
Anche in quest’ultimo periodo ci è capitato di essere invitati a varie conferenze stampa. Nella quasi totalità dei casi sono state presentate delle imminenti inaugurazioni. Come l’inaugurazione dell’ex mercato coperto, come l’inaugurazione del complesso museale garibaldino. Due eventi meritevoli di attenzione, non c’è dubbio. Ma è sull’uso che si fa della conferenza stampa, esattamente per come viene concepito dagli amministratori, che proprio non riusciamo a rassegnarci. Ricordarsi dei giornalisti solamente quando ci sono delle cose parzialmente positive da presentare non va bene affatto. Parzialmente positive perché, è opportuno sottolinearlo, ci siamo trovati davanti a due operazioni quasi di facciata o giù di lì. Ancora una volta viene spontaneo domandare e domandarsi, ma perché affrettarsi ad inaugurare un’opera quando non si è ancora pronti ad utilizzarla, a renderla fruibile al cento per cento. Il mercato coperto è stato presentato ed è rimasto chiuso; il complesso museale è stato pomposamente inaugurato, per poi essere lasciato chiuso. Ma come? Proprio in questo periodo? E se non ci entrano a vederlo quando sono a Melito Porto Salvo, per le vacanze, quando mai lo visiteranno turisti e vacanzieri?
Su tutto il resto dell’attività portata avanti dagli amministratori regna il silenzio. Verrebbe da pensare che in città non esistano situazioni critiche, diversamente, proviamo ad immaginare, qualcuno si potrebbe premurare di convocare i giornalisti. Eppure qualcosa che non cammina come dovrebbe c’è, anzi decisamente c’è più di qualcosa. Come il progetto delocalizzazione rom (siamo sempre fermi al punto di partenza o giù di lì), come le ripetute fibrillazioni nella maggioranza (normali scossoni politici?), come le bollette pazze (l’una tantum di 10 euro prevista nel 2009 è stata incredibilmente reiterata, assieme alle spese per i nuovi allacci), come l’emergenza ambientale delle fiumare (tutto è stato sepolto dal silenzio dopo la bagarre dei mesi invernali), come la mancata trasmissione ai giornalisti (ma forse questo non è ritenuto importante) dell’ordine del giorno dei consigli comunali convocati di volta in volta. In tutti questi casi il silenzio è d’oro, le conferenza stampa sono perfettamente inutili.
Su tutto questo ci si sarebbe aspettato di sentire, quanto meno, la voce della minoranza. Ma la minoranza, a Melito Porto Salvo, non parla. Neanche in conferenza stampa.
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Ho letto con attenzione il pezzo che Toscano, penna attenta ed onesta, ha scritto ieri, mettendo in evidenza come l’apparenza, tramite una sovrabbondante presentazione mezzo conferenza stampa, superi la sostanza.
Almeno questo è quello che ho colto.
Mi trova perfettamente d’accordo, tant’è che ebbi modo di trattare l’elogio di tale discrasia molto frequente nel nostro contesto, tra le righe del mio leggero blog.
Quello che mi preoccupa è altro.
E Peppe lo fa intravedere al termine del suo pezzo, quanto traccia alcune problematiche di sensibile rilevo che invece non trovano assolutamente alcuna visibilità e quasi sembrano non produrre sofferenza, disagio o quanto meno stupore.
È il silenzio degli onesti che mi preoccupa un po’ di più. Per tali intendo quella categoria di persone che vive con principi corretti, opera con dignità ed onestà, si indigna spesso ma lo fa nel privato della propria esistenza, nel proprio entourage, nei contesti di vita spesso ristretti e familistici.
Quello che manca è l’indignazione pubblica, la partecipazione collettiva e l’atteggiamento propositivo, dopo un’onesta analisi di realtà dalla quale non si può prescindere.
Come presidente del Forum Distrettuale del terzo Settore tutto ciò ovviamente mi preoccupa ancora di più.
Perché, ma lo ha spiegato Toscano meglio di me, avere dei beni non in piena disponibilità significa
ritardare un percorso culturale disponibile a tutti, incrementare la distanza tra cittadino e politica ed ancora peggio alimentare il distacco tra “giovane cittadino” e cosa pubblica.
Ed il “giovane cittadino”, nella maggior parte dei casi, non ha rilevante responsabilità di questa distanza.
Il Forum Distrettuale del Terzo Settore si propone di dare voce, nello specifico settore delle politiche sociali, a chi, per scelta od impedimento, voce non ha, attraverso i principi più coerenti di democrazia rappresentativa.
Non vogliamo essere una spina nel fianco di nessuno, ma un soggetto tecnico – politico che si sporca le mani in prima persona per lo sviluppo dei servizi, dell’occupazione e per adeguate risposte a soggettivi bisogni.
Lo strumento principe è la partecipazione, che si cercherà di perseguire attraverso azioni di coinvolgimento territoriale, in particolare del mondo giovanile.
Spero di fare cosa gradita nel non convocare un’ulteriore conferenza stampa per annunciare la nascita di questo nuovo soggetto territoriale.