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Cenni storici sulla Sir a Lamezia Terme
La politica di sviluppo industriale in Italia storicamente presenta grosse lacune. E tutt’oggi disseminate sul territorio nazionale, esistono quelle cosiddette “cattedrali nel deserto”, segni tangibili dello sperpero di denaro pubblico, degli insuccessi e delle speculazioni. Pensiamo all’illusione neocapitalista degli anni Sessanta-Settanta quando a seguito dell’approvazione della nuova legge per il Mezzogiorno, nel 1971 (rifinanziamento intervento straordinario), Governo e imprese private diedero corso a quella che fu battezzata “terza fase dello sviluppo meridionale”. Dilagarono insediamenti, molti dei quali non entrarono mai in funzione. E’ il caso dell’enorme complesso chimico realizzato in Calabria, nella Piana di Sant’Eufemia di Lamezia Terme sotto il nome di Sir (Società Italia Resine).
Fu ad opera dell’industriale Nino Rovelli che nacque la Sir.
In principio, Rovelli si accordò con lo Stato per rilevare circa 200 ettari della suddetta area, poi però raddoppiati a 400 ettari. Un evento che comportò un largo malumore tra gli agricoltori cui furono espropriati i terreni… Ma le proteste non portarono a nulla. La Sir sorse; e impedì il prosieguo di attività agricole fiorenti che stavano sfruttando la fertilità dei terreni. Sicchè fu eretto il pontile Sir che però non fu mai messo in funzione. Mai un solo giorno di lavoro e abbandonato negli anni ad una lunga agonia di autodistruzione; oggi inagibile seppur frequentato da singoli pescatori… Una mega struttura mai messa in funzione che prosegue anche da “cadavere” ad inquinare il litorale circostante. Una vergogna ancora scottante.
Tornando alla storia, il finanziamento a fondo perduto dello Stato al gruppo imprenditoriale lombardo di Rovelli inizialmente avrebbe dovuto essere di 45 miliardi; nel successivo incontro, il 12 febbraio del 1975 tra l’allora capo del Governo, Giulio Andreotti e il sindacato della Sir fu stabilito un nuovo costo per le infrastrutture del Nucleo industriale, di 80 miliardi. Infine, si arriverà a un totale di ben 230 miliardi di vecchie lire per la realizzazione dell’intero complesso che avrebbe dovuto portare ben 2345 posti di lavoro!!!
Va detto che quello della Sir fu un progetto inserito in un piano di interventi straordinari del Governo di allora, passato alla storia come “il pacchetto Colombo”. Esponente della Dc, fu ministro del Tesoro, ministro degli Esteri, e anche presidente del Consiglio dei Ministri proprio nel biennio 1070-1972.; gli anni della rivolta di Reggio Calabria (iniziata il 14 luglio del 1970 per il capoluogo di Regione). Gli stessi anni delle lotte per l’Università a Lamezia Terme. L’Università (unical), come è noto sorse a Cosenza. Per “contentino” lo Stato tentò di sedare gli animi col famigerato “pacchetto” dell’allora presidente del Consiglio dei Ministri, che prevedeva: il Quinto Centro Siderurgico nella Piana di Gioia Tauro, che avrebbe dovuto occupare 7.500 persone, mai realizzato, a causa della crisi internazionale nel settore dell’acciaio che già il Governo conosceva (non a caso, il terzo di Bagnoli era già stato chiuso e stava per fare la stessa fine anche il quarto di Taranto). Stessa sorte anche per le Saline Joniche (sempre parte del “pacchetto)” con la costruzione della Liquichimica, uno stabilimento per la costruzione delle bioproteine sintetiche: la ciminiera alta della fabbrica, che tutt’oggi sorge davanti allo Jonio, subito dopo lo stretto di Messina, il più significativo ed emblematico dei monumenti al fallimento del piano di sviluppo economico della Calabria da parte del Governo. Sempre nel famigerato “pacchetto”, grazie al quale fu coniata (visti i fallimenti disastrosi) l’espressione CATTEDRALI NEL DESERTO, la Sir di Lamezia Terme creata proprio mentre a Cagliari si stava registrando il suo fallimento; infine lo stabilimento dell’Egam nella Piana di Sibari.
Insomma, il sogno chimico della Sir durò il tempo di un cantiere: dal 1971 al 1976. Per la costruzione dell’immane fallimento furono impiegati 3500 operai… la cui sorte nefasta riservò l’agonia della Cassa integrazione culminata con la perdita del posto di lavoro.
Si ringrazia la collaborazione di Sabrina Fiocca
dottoressa in Storia Contemporanea
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