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Caso “Xenia,” l’ex sindaco di Riace, Domenico “Mimmo” Lucano, ha ottenuto una significativa riduzione della sua pena in appello.
La Corte d’appello di Reggio Calabria ha condannato Lucano a un anno e sei mesi di reclusione con pena sospesa, sconvolgendo la sentenza precedente del Tribunale di Locri, che gli aveva inflitto 13 anni e 2 mesi di carcere. La Procura generale aveva originariamente richiesto una pena di 10 anni e 5 mesi.
La sentenza di appello ha assolto Lucano dalle accuse più gravi, comprese quelle di associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. Inoltre, tutti gli altri 17 imputati coinvolti nel processo, precedentemente giudicati colpevoli in primo grado, sono stati assolti.
La Corte d’appello di Reggio Calabria, sotto la presidenza di Elisabetta Palumbo, ha emesso questa decisione dopo sette ore di camere di consiglio, riformando significativamente la sentenza precedente del Tribunale di Locri. Il processo era nato dall’inchiesta “Xenia,” che riguardava presunte irregolarità nella gestione dei progetti di accoglienza per migranti nel Comune di Riace.
Nel dettaglio, Lucano è stato condannato in appello solo per un atto di falso legato a una delibera del 2017, mentre tutte le altre accuse sono state respinte.
Questa decisione rappresenta una svolta importante nella battaglia legale di Mimmo Lucano, che era stato accusato di gravi reati, tra cui l’associazione per delinquere finalizzata alla gestione illecita dei fondi destinati ai progetti Sprar e Cas.
Altre accuse includevano truffa aggravata, abuso d’ufficio, falsificazione di documenti e peculato, ma tutte sono cadute in appello, ad eccezione del suddetto atto di falso.
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