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Due strade: una defunta, l’altra mai finita!
L’ennesima beffa a danno del popolo. E ci sarebbe pure da chiedersi se non siamo davvero – detto alla romanesca – la progenie di quel Dio “poraccio” che non è ancora riuscito a rivendicare i diritti dei propri figli in base alle spettanti ripartizioni. Perché se davvero c’è un luogo in Italia dove il tempo non ha trovato lo spazio per disfarsi del lupanare della falsa politica e dove il termine stesso “progresso” non è riuscito che sia a sfiorare un riscontro terminologico e geografico, ebbene quel luogo è proprio la fascia più remota della Locride: questa! Ma lasciamo da parte i rancori ed entriamo in questione.
Alcuni mesi fa, dovendo organizzare un evento culturale in collaborazione con alcuni degli intellettuali italiani più quotati, mi sono sentito respinge la proposta a causa della mancanza di una struttura stradale che colleghi la Ionica alla Tirrenica senza dover ricorrere alla Limina. Il bello venne quando mi son sentito dire che era un problema raggiungere questo tratto perfino in treno. Ma che potevo fare? Per quanto provocatoria la verità era la verità. E quando ho cercato di aggiustare la cosa facendo menzione agli autobus, eravamo arrivati a una situazione tale di sconforto che mi è parso saggio fermarmi lì. Dicevamo di due strade: quella già esistente ma defunta, e quella in costruzione ma bloccata. La prima di queste collegava effettivamente la Ionica alla Tirrenica (conosciuta anch’essa come la Bovalino Bagnara). Era stata inaugurata nel 1928 e rasentava i paesi di Sant’Eufemia d’Aspromonte, Sinopoli, Cosoleto, Delianuova, Scido, Santa Cristina, Platì, Careri e Benestare per finire a Bovalino. Oggi non solo è impraticabile ma anche ad alto rischio.
La seconda (o meglio l’ultimazione di quella che avrebbe dovuto essere la seconda) ha subìto un arresto dei lavori molti anni fa, e da allora si è andato a sbattere contro un muro cieco. Sono seguiti anni di polemiche, di promesse, d’impegni da parte di chi si era fatto carico di fornire alla comunità delle risposte ma che invece è rimasto schiacciato da quello stesso muro che era andato ad abbattere.
Il nostro appello va adesso ai sindaci di questo tratto territoriale, affinché si costruiscano in una compagine atta a esercitare davvero il potere di rappresentare il popolo; popolo riferito a quelle masse che hanno conferito ai sindaci in questione il diritto di poter essere da loro rappresentate. È insomma ora di scegliere da che parte stare: se dalla parte del popolo che chiede a gran voce più partecipazione e considerazione, o dalla parte dell’abulia politica che continua a starsene opportunamente in silenzio.
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