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Il “Mazzini” di Locri e la magia di “Gianni Schicchi”: un viaggio tra talento e passione.Le luci in sala si abbassano, l’orchestra attacca le prime note, e in un attimo si viene trasportati nella Firenze del Trecento. Quest’anno l’opera protagonista di “Scuole all’Opera” è stata “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini, un capolavoro che intreccia comicità, inganno e melodie indimenticabili. Tra il pubblico, gli studenti e i docenti del Liceo “Mazzini” di Locri, partecipanti ormai fedeli a questa straordinaria iniziativa culturale.
Mentre la scena si anima, un volto familiare cattura l’attenzione: nei panni di Betto di Signa, uno dei personaggi della bizzarra vicenda, c’è Domenico Cagliuso, ex alunno del “Mazzini”. È un momento di orgoglio per tutti: vedere un giovane che, partendo dalle aule del liceo, è riuscito a farsi spazio nel mondo della lirica è un’emozione difficile da descrivere.
La sua voce, potente e raffinata, si intreccia alla narrazione, portando in scena non solo il personaggio, ma anche la passione e la dedizione che lo hanno portato fino a quel palco.
Il “Mazzini”, da anni, coltiva un rapporto speciale con la musica. Grazie ai suoi laboratori musicali, molti studenti hanno scoperto e sviluppato il proprio talento artistico, alcuni arrivando a diplomarsi nei Conservatori e a intraprendere carriere professionali. La partecipazione a “Scuole all’Opera” è parte di questa storia: non solo un’occasione per avvicinarsi al mondo dell’opera, ma un’esperienza che parla di bellezza, impegno e crescita personale.
Durante la rappresentazione, si percepiva l’entusiasmo degli studenti. Per molti di loro era la prima volta di fronte a un’opera lirica, ma l’ironia e il ritmo di “Gianni Schicchi” li hanno subito conquistati. La risata suscitata da una battuta, lo stupore per una nota particolarmente alta, l’ammirazione per i costumi e la scenografia: ogni dettaglio è diventato un tassello di un ricordo che difficilmente svanirà.
A fine spettacolo, gli applausi sono scrosciati, ma per i ragazzi del “Mazzini” un applauso speciale era riservato a Domenico. Riconoscerlo sul palco è stato come vedere un sogno realizzarsi davanti ai propri occhi.
Un esempio vivo di come talento e impegno possano trasformarsi in una carriera, un invito a credere in sé stessi e a non smettere mai di sognare.
“Gianni Schicchi” è stata più di un’opera: è stata una lezione di vita. Ancora una volta, il “Mazzini” ha dimostrato che la cultura non è solo un’esperienza da vivere, ma una strada da percorrere, insieme, verso il futuro.
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