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E’ crollata dopo secoli di incuria e di ingiurie del tempo. Un patrimonio che poteva essere salvato se solo si fosse preso in seria considerazione un grande e importante patrimonio storico come questo.
San Fantino, si trova in località Junchi ai margini dell’abitato di Motticella, piccolo borgo ormai quasi disabitato e frazione di Bruzzano Zeffirio alle falde del monte Scapparone. Si tratta di un fabbricato che già qualche decennio fa è stato oggetto di studi e rilevazioni condotte dal Prof. Domenico Minuto e Sebastiano Maria Venoso e pubblicati sulla “Rivista di Ricerche Bizantinistiche dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata 2021” che hanno prodotto una prima e importante rilevazione del bene, mettendo in evidenza l’importanza storico culturale del sito, ormai dimenticato da Istituzioni e tutti.
Crollo Chiesa di San Fantino a Motticella
Pochi oggi conoscono il sito di San Fantino, se non escursionisti e amanti della natura e dei luoghi dimenticati. Si trova in prossimità delle acque sulfuree di Motticella, sito ancora oggi esistente e ormai di difficile accesso a causa della strada impraticabile che si è consumata nel tempo, nonostante tentativi di bitumazione fatte qualche decennio prima.
Non sono trascorsi infatti molti anni dal crollo dell’abside di San Fantino, che caratterizzava questo rudere che come avevano evidenziato dagli studi condotti sul campo, denota un evidente stile bizantino nella sua costruzione e costituzione, caratterizzato da una forma ad unica navata e con il piccolo abside strombato in pietra locale a vista, cui al centro si apre una piccola finestruccia a feritoia. Qualche secolo più tardi, in seguito ad alcuni rifacimenti sono stati aggiunti altri corpi di fabbrica, in verticale e in orizzontale, snaturando questa chiese che probabilmente perse la sua originaria funzione per trasformarsi in fienile o stalla.
Secondo le ipotesi di studio avanzate dal Prof. Domenico Minuto e Sebastiano Maria Venoso, ed in mancanza di documentazione, pare che questa sarebbe sorta, insieme alla chiesa di San Nicola del Prato (non molto distante) grazie alla moltitudine di persone che giungevano nella località per i fanghi miracolosi della sua sorgente a pochi passi, che fino agli anni ’50 riforniva anche lo stabilimento termale di Antonimina da cui prelevava i fanghi.
Il sito antico
Allo stesso tempo nei pressi di quest’antica chiesetta rurale, che troviamo il misterioso monolite conosciuto con l’appellativo di “rocca di San Fantino”, una grande pietra di arenaria che sovrasta il boro e la vallata di Bruzzano su cui ancora aleggiano molte storie e le leggende che gli abitanti locali ci tramandano, ma che nel contempo fanno di questa zona interessante sito archeologico degno di attenzioni, non solo per i numerosi palmenti rupestri che si trovano a decine lungo tutti i versanti delle colline circostanti, ma anche di antichi manufatti che meriterebbero più attenzione.
E mentre Bruzzano antica e la Rocca degli Armeni sta risorgendo grazie ad interventi di restauro, conservazione e riqualificazione, questo piccolo gioiello d’arte Bizantina e storia, crolla sotto l’indifferenza ed il silenzio generale. A questo si aggiunge la mancanza di cultura della conservazione dei beni, che ha prodotto più ignoranti che dottorati nelle Università d’Italia, che oggi si sono trasformate in veri e propri diplomifici su corrispondenza.
Ad oggi, sono molti i siti di interesse storico-culturale e archeologico che potrebbero essere attenzionati dalle istituzioni, restaurati, valorizzati e resi accessibili e sicuri per una conservazione adeguata, che potrebbe senz’altro attirare l’interesse turistico sul territorio costellato di altrettanti monumenti e siti di interesse storico e archeologico, che fanno di questa zona un vero e proprio museo all’aperto.
Urgono interventi per risollevare la Calabria
Davvero aberrante la situazione che oggi si è venuta a creare, in questo clima di crisi Nazionale che non sta facendo altro che sperperare soldi pubblici per cose inutili. Il meridione d’Italia manca di personalità, capaci di risolvere i problemi atavici che affliggono le comunità morenti. Come nel caso di Motticella, ormai ridotto a una trentina di abitanti soprattutto anziani che potrebbe offrire l’opportunità di risorgere grazie ad interventi strategici in grado di riportare lo Stato accanto alla popolazione che potrebbe cogliere l’opportunità del turismo culturale come risorsa utile per “restare” e mai più scappare dalla miseria in cui sono costretti quelle piccole attività che nascono e soffrono di mancanza di investimenti strutturali.
San Fantino è crollato, ormai in maniera irreversibile, ma noi speriamo non crolli mai l’idea di rimanere in piedi e cambiare le sorti di questa regione che potrebbe far invidia all’Europa intera, non solo per il suo splendido mare, ma anche per piccole risorse come questo, che avessero avuto giustizia prima del crollo, sarebbero risorse per l’intera umanità.
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