Questo post é stato letto 34810 volte!
Nei giorni scorsi presso la struttura sanitaria RSA Villa Salus il signor Antonio Foti ha festeggiato i suoi primi 100 anni di vita. Nato il 13 maggio del 1924 solo dopo 6 anni dalla fine della 1^ guerra mondiale potrebbe sembrare una fortuna per lo scampato pericolo, invece all’età di 15 anni ne arriva un’altra, facendoti vivere il dramma, la paura e la fame che i tuoi genitori avevano già patito. Allora, a 15 anni, non si era giovani, ma già adulti e dovevi guadagnarti da vivere, così, Mastru ’Ntoni Foti (’U barbèri), comincia a darsi da fare contribuendo al sostentamento della famiglia facendo il barbiere.
Nella prima metà del 1940, a quasi 16 anni, si arruola volontario in Marina e frequenta la scuola di cannoniere; dopo 8 mesi di corso si congeda cedendo alle insistenze della madre, Angela, rimasta impressionata dal discorso di Mussolini del 10 giugno 1940 in cui annunciava che l’Italia sarebbe entrata in guerra al fianco della Germania di Hitler.
Nel 1942, dopo aver frequentato con merito il 2° corso della Storia d’Italia, entra nel Corpo di Polizia come “questurino”; appena arruolati i “neoquesturini” si sono recati in Vaticano per ricevere la benedizione da Papa Pio XII. Dopo 7 anni di servizio in polizia viene congedato per malattia col riconoscimento della causa di servizio. Nel 1949, durante il periodo del ricovero nell’ospedale militare “Lorenzo Bonomo” di Bari, incontra quello che poi sarebbe diventato un suo amico fraterno, Mario De Masi di Montesarchio (BN), che lo conforta e lo aiuta a superare il disagio del
ricovero e del conseguente congedo da questurino.
Tornato a Bruzzano ricomincia l’attività di barbiere fino alla pensione. Apre il salone dotandolo man mano di tutti i comfort a disposizione dei clienti: sedie di attesa; sedia rialzata per i bambini; radio a valvole, riviste settimanali come Epoca e Crimen; dal 1952 il quotidiano locale “Gazzetta del Sud”; le schedine della settimana Sisal (oggi: Totocalcio) con la disponibilità della classica trottola, con impressi i segni 1 X 2, da utilizzare quando i
clienti non raggiungevano un accordo su quale segno attribuire a un determinato incontro di calcio; le schedine non utilizzate e i ritagli dei giornali servivano a ripulire il rasoio man mano che si procedeva alla rasatura della barba dei clienti; non poteva mancare la classica… sputacchiera di cortesia e, a fine anno, il classico calendarietto in omaggio con le immagini di donnine in abiti succinti e sguardi accattivanti.
Giovedì 03/09/1953 sposa Agata, Giuseppa (Pina) Marino e arrivano 4 figli, nell’ordine: Angelina, Franco, Mimmo e Irma ai quali ricorda sempre: ”non mi sono comprato un’automobile per andare incontro alle esigenze economiche dei miei figli”. Unici mezzi di trasporto utilizzati: prima una bicicletta Bianchi, poi una Lambretta Innocenti, infine un’Ape 50 Piaggio personalmente modificata rialzando le sponde per aumentarne la capacità e sistematicamente riverniciata a mano per prolungarne la durata.
Oltre alla gestione del salone da barba e capelli, finché la condizione fisica gliel’ha consentito, ha svolto con maestria e impegno altre attività per parenti ed amici. Solo alcune: ricondizionava biciclette usate col recupero di materiali di qualsiasi tipo; riparava la sella, le camere d’aria;
sostituiva la calotta del manubrio/forcella; pattini dei freni; ricondizionava la catena di trasmissione. Riparava e impagliava le sedie con trafilato di giunco (juncu o guda), erba palustre e con altri materiali compatibili, come la corda intrecciata di nylon; costruiva panche in legno; riparava o sostituiva i manici (allora in legno) dei coltelli da cucina o multiuso e i manici delle padelle e delle pentole; affilava forbici e coltelli; costruiva persino le palette metalliche per lo spostamento della brace dal caminetto al braciere o per la rimozione della spazzatura; manuteneva le sveglie a corda che allora
dettavano gli orari per essere puntuali al lavoro o prendere la “corriera” in tempo per eventuali spostamenti!
Non poteva mancare l’orto, dove coltivava i classici prodotti: pomodori, patate, cipolle, melanzane, lattughe, cavoli , etc. Ogni tanto si dilettava andando a caccia ’i marvìzzi (tordi), ’i beccacci o ’i tùrturi e, alle prime piogge autunnali, si dedicava alla raccolta delle lumache (vovalàci) e in estate alla ricerca delle lumache in letargo (vermatùri), estraendole dal terreno secco e abbastanza duro con una zappetta; andava alla ricerca di asparagi, funghi, carciofini selvatici e cicoria. SI dilettava anche a suonare la fisarmonica (una Paolo Soprani barattata da un parente con una radio a transistor) allietando i vicini con valzer e tanghi argentini.
Poteva non essere apprezzato e stimato dai suoi parenti, amici e compaesani, a tal punto che qualcuno non disdegnava di farsi estrarre addirittura qualche dente o molare cariato e, udite, udite, senza… anestesia! Pensandoci bene la poltrona del barbiere è simile a quella del dentista, dunque si sta comodamente sdraiati sia nell’una che nell’altra! Ah, per l’estrazione utilizzava una comune pinza, puntualmente sterilizzata facendola bollire in pentola a 100° (non si conosceva ancora… l’autoclave per la sterilizzazione) e ripulendola ulteriormente con l’alcool etilico denaturato.
Sembra un abuso questa attività, ma allora era consentito che i “barbieri” svolgessero la funzione di chirurgo effettuando piccoli interventi. (Vocabolario Treccani: “Un tempo il barbiere esercitava anche la bassa chirurgia, per fare salassi, cavare denti, eseguire piccoli interventi e, in caso di necessità, come per es. nelle navi mercantili o militari, anche interventi più serî). Forse oggi avrebbe destato sdegno e, giustamente, preoccupazione, ma a quei tempi il dentista più vicino lo trovavi a Reggio Calabria, circa ottanta km da Bruzzano Zeffirio e vigeva anche il detto che “il bisogno è… cornuto!” Perché spendere tanti soldi di viaggio e “intervento” quando tutto era eseguito in loco e per giunta… gratis!.
Un cruccio(?) ce l’ha il suo, allora “cognatino” Vicenzìnu (fratello della moglie: fu Pina) che, all’apparizione dei primi peli di barba ha accettato la “comodità” di farsi radere “sempre” dal cognato, Mastru ’Ntoni; risultato: il cognatino “viziato” non ha mai imparato a radersi da solo, nemmeno col rasoio a lametta e, ancora oggi, a quasi 75 anni, usa il rasoio elettrico! In compenso Vicenzìnu, da studente, recatosi in Germania per fare qualche soldino (ma non solo!), al suo ritorno, ha regalato al cognato, Mastru ’Ntoni, un rasoio professionale originale della rinomata marca Solingen! Solo dopo alcuni anni Mastru ’Ntoni ha confessato che quel rasoio lo usava solo per sé e per il, oramai diventato adulto, cognato Vicenzìnu! Auguri Mastru ’Ntoni dai tuoi amati figli, nipoti, parenti e amici, “paisàni” e “forestèri”. …E non finisce qui!
Questo post é stato letto 34810 volte!