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Lello Arena ha incantato il pubblico del Teatro Grandinetti di Lamezia Terme. Tanti applausi a scena aperta e standing ovation per l’intramontabile e poliedrico artista.
Lello Arena a Lamezia Terme
Lello Arena in un Teatro Grandinetti gremito, ha regalato due ore di grande spettacolo. Tanto divertimento ma anche momenti di intensa commozione con la commedia “Parenti Serpenti”, con la regia di Luciano Melchionna. Straordinaria l’energica interpretazione dell’attore, che è stato capace di coniugare superbamente capacità comiche e forza drammatica.
Lello Arena e Giorgia Trasselli interpretano Saverio e Trieste, un’anziana coppia. I due dominano letteralmente il palcoscenico. In particolare Arena, supera con incisività la complessa prova attoriale. Interpretando un anziano ormai sulla via di un’inevitabile demenza senile. Ma che però, quando si appresta in proscenio a dialogare col pubblico, si dimostra l’unico personaggio, insieme alla sua consorte, ad aver davvero compreso lo stato delle cose. L’unico a scovare la falsità delle persone che gli stanno attorno.
La commedia
La commedia è inserita nel ricco cartellone della rassegna “Vacantiandu”. Ed ha la direzione artistica di Nicola Morelli e Diego Ruiz ed ha inoltre, la direzione amministrativa di Walter Vasta. E’ uno spettacolo drammaticamente umoristico che, nel paradosso, racconta un assassinio familiare. Ma lo fa con tale garbo e perbenistica ipocrisia da ferire profondamente lo spettatore. Non lo sconvolge come una tragedia di altri tempi, ma lo turba nelle sue riflessioni. Inducendo lo spettatore a rendersi conto di cosa sia capace di architettare l’uomo pur di veder inalterata la propria tranquillità personale ed i propri interessi. Ed è attraverso questo linguaggio che striscia inesorabile quel serpente che, silenziosamente, attaccherà a morte la propria inerme preda. Centrale nella narrazione è nonno Saverio, anche voce narrante, che tra perdite di memoria e sprazzi di follia diverte gli spettatori ma li fa anche riflettere. E ci riesce attraverso momenti introspettivi di grande impatto.
In scena
I dialoghi sono serrati. L’ azione è vivace e dinamica, con un grande movimento in scena di tutti i personaggi. Ma c’è spazio anche per i momenti di calma introspettiva. Complici anche l’ottimo disegno di luci, a cura di Salvatore Palladino e le belle musiche di Stag. Molto ben congegnata la scena girevole ad opera di Roberto Crea.
Melchionna propone un allestimento scenico interessante. Ha provato inoltre, a far dialogare i due anziani Saverio e Trieste col pubblico in monologhi che sospendono il tempo del racconto.
La messinscena segue un filo narrativo che acquisisce un ritmo crescente soprattutto nella seconda parte dello spettacolo. L’annuncio, da parte di Trieste, della volontà di andare a vivere da uno dei figli sarà l’elemento scatenante che porterà figli e consorti ad accapigliarsi. Smascherando così ipocrisie e manifestando rancori sopiti e rivelando sconvolgenti segreti inconfessati. Fino a diventare “serpenti” che, viscidi e striscianti, arriveranno alla terribile decisione finale.
Epigolo
Nell’epilogo Melchionna regala un quadro assolutamente caustico. Vediamo infatti i due poveri anziani proiettati nell’aldilá. Con in mezzo a loro la fatale bombola di gas che ha decretato la loro morte. Ed i figli che, allegramente, ballano un macabro valzer in platea. È l’apologia del cinismo, della cattiveria e di un umorismo che si fa sempre più nero. Con il palesarsi della decisione paradossale, da parte dei figli, di uccidere i propri genitori. Perché nessuno può farsi carico delle loro “scomode” presenze nelle loro abitazioni.
Sul palco, insieme a Lello Arena e Giorgia Trasselli, Andrea de Goyzueta (Alessandro), Marco Mario De Notaris. Ed anche Carla Ferraro, Autilia Ranieri, Annarita Vitolo e Fabrizio Vona. Le scene sono di Alessandro Baronio, i costumi di Milla, assistente alla regia Sara Esposito. Alla produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro e Officine Culturali della Regione Lazio Bon Voyage.
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