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A Lamezia Terme è accaduto un fatto storicamente unico: è stato occupato per giorni e per notti un Tribunale della Repubblica Italiana. Si tratta, non vi è alcun dubbio in merito, di una protesta civile e determinata del popolo lametino, che ha reagito di fronte ad un vero e proprio omicidio che si sta tentando nei confronti della città e della Calabria tutta. I cittadini hanno dimostrato di aver capito la reale gravità della situazione e compatti hanno dato vita ad un Comitato Civico, che ha agito in sinergia con l’avvocatura lametina. Nonostante il recente sgombero attuato dalle forze dell’ordine, il presidio continua al di fuori del Palazzo di Giustizia con la stessa determinazione degli inizi e con nuovi propositi in materia di manifestazioni ed iniziative di svariato tipo.
Ma quale coraggio, quale logica, quale risparmio, quale senso di giustizia animano la possibile decisione di chiudere il Tribunale di Lamezia Terme? Come può uno Stato democratico che vuole combattere la criminalità organizzata sopprimere il Tribunale di una città il cui consiglio comunale è stato sciolto due volte per infiltrazione mafiosa? Qual è il beneficio, se esiste? Quali sono i valori, gli ideali, la cultura fondanti di uno Stato che taglia su sanità e giustizia prima che, ad esempio, sui privilegi della classe politica?
Le logiche ragionieristiche prevalgono in toto, in contrapposizione netta a quei principi primi ed ineliminabili su cui lo Stato è nato e vive. Privare Lamezia, cuore della Calabria, del suo presidio di giustizia è una scelta scellerata e illogica, perché, secondo quella idealità programmatica concreta che deve muovere gli intenti del legislatore, proprio il Tribunale di Lamezia Terme dovrebbe essere, anzi, il Tribunale calabrese “perfetto” e, quindi, bisognerebbe agire nella prospettiva di un suo miglioramento e di una sua centralità. Se si vuole realmente risparmiare nell’ambito della giustizia, è opportuno e doveroso piuttosto, come sottolineato dal magistrale Gratteri, promuovere una riforma delle norme contenute nei codici vigenti ed una razionalizzazione delle procedure e dei tempi giudiziari.
La circostanza sconcertante che viene in risalto è che vi è un paradosso che si manifesta alla luce del sole: infatti è incredibile, inconcepibile e contradditorio che, in uno Stato democratico e garantista come l’Italia, vi sia la necessità che dei comuni cittadini debbano difendere un Tribunale. Sono i cittadini a difendere la giustizia, e non la giustizia a difendere i cittadini. L’indignazione è doppia perché si parla del Tribunale di Lamezia. Attenzione, cari tecnici (forse vittime delle sbornie del governo Berlusconi, ma non per questo incolpevoli): se chiude il Tribunale di Lamezia, non muore solo un vasto comprensorio di più di centomila abitanti, ma muore lo Stato.
Guido Ferrari
(Componente Commissione Politiche Giovanili FLI Calabria)
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