Conseguenza della riforma della Scuola in Calabria

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Dopo un lungo periodo di incubazione (era stato già stato messo in cantiere nel 2008), torna alla ribalta la proposta di riforma della scuola, partorita dalla On. Valentina Aprea, ex sottosegretario all’Istruzione del Governo Berlusconi, ed attualmente presidente della Commissione Cultura della Camera, nonché nominata di recente, quindi col poco pregevole doppio-incarico, assessore all’istruzione della regione Lombardia.

Quattro sono i punti fondamentali della proposta:

  1. maggiore autonomia della scuola, anche economica il che equivale, visto il taglio della spesa pubblica, ad un abbandono delle istituzioni scolastiche ritenute poco produttive, che in Calabria significherebbe chiusura di tutte le scuole montane;
  2. riforma degli organi collegiali, con la soppressione di Collegi docenti, consigli di classe e di istituto, con una maggiore distanza tra scuola e famiglia e con la presenza di soggetti esterni in rappresentanza di fondazioni, associazioni e organizzazioni no-profit;
  3. nucleo di autovalutazione in raccordo con l’INVALSI, sulla cui funzionalità la scuola (docenti e alunni), ha già avuto modo di scontrarsi;
  4. costituzione di Reti e Consorzi, costituite oltre che dalle scuole, anche da soggetti pubblici e privati, da fondazioni, associazioni di genitori e cittadini, da organizzazioni no-profit.

Benché apparentemente ammorbidito al 2008, il testo rappresenta comunque un passo deciso verso l’aziendalizzazione della scuola.

Infatti, attraverso un apparente snellimento delle procedure di governo, si prevede da una parte la regionalizzazione, con un minor controllo statale e, contemporaneamente, dall’altra l’entrata di soggetti esterni, i quali, attraverso i finanziamenti, finiranno per svilire il ruolo didattico della scuola, asservendola, invece, alle esigenze di mercato.

E’ evidente che in una regione come la nostra tutto ciò avrebbe un effetto devastante per la scuola pubblica, facendo aumentare sempre di più la distanza tra la Calabria ed il resto d’Italia; infatti, è facilmente prevedibile il fatto che i privati investiranno maggiormente nelle scuole del nord che non in quelle calabresi, che saranno, quindi abbandonate a loro stesse e quindi chiuse.

Come USB Scuola Calabria ci siamo opposti a questo disegno dal suo nascere, anche in occasione della visita dell’allora sottosegretario in Calabria qualche anno fa (con contestazioni anche “rumorose”) e continueremo ad opporci a questo progetto, come a qualunque altro  disegno che tenda a smantellare la scuola pubblica statale!

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Author: Cristina

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