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E’ una vera galleria degli orrori il cibo che ogni giorno varca le frontiere ed invade l’Italia e e viene spacciato come italiano all’insaputa dei cittadini-consumatori. Dai controlli ed ispezioni nei tir, alla presenza dei carabinieri del NAS, emergono importazioni di bassa qualità.
“Un flusso ininterrotto di prodotti agricoli – commenta Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria che guida la delegazione di oltre 150 imprenditori calabresi – che ogni giorno dall’estero attraversano le frontiere serve a riempiere barattoli, scatole e bottiglie, mercati da vendere come Made in Italy e senza indicazione sull’origine degli alimenti in etichetta.
A farne le spese è anche l’economia agricola ed agroalimentare della nostra Regione poiché subiamo sleale concorrenza sull’olio, clementine, succo di arance, carne di maiale e salumi”. In Calabria ad esempio, si producono 200mila quintali di Cipolla di Tropea IGP certificata, sul mercato se ne commercializzano 800mila quintali, è evidente che i conti non tornano – precisa Molinaro – ed ancora attraverso il porto di Gioia Tauro, entra succo di arance e questo, è la causa del prezzo stracciato per le nostre arance, che alimenta poi la catena di sfruttamento.
In Italia arriva dall’estero un quantitativo di agrumi freschi pari al 14 per cento della produzione nazionale a cui si aggiungono oltre 300mila quintali di succhi concentrati che finiscono nelle bevande all’insaputa dei consumatori perché in etichetta – sottolinea – viene indicato solo il luogo di confezionamento.
Attualmente in Italia l’obbligo di indicare la provenienza è in vigore per carne bovina (dopo l’emergenza mucca pazza), pollo (dopo l’emergenza aviaria), ortofrutta fresca, uova, miele, latte fresco, passata di pomodoro, extravergine di oliva, ma ancora molto resta da fare e l’etichetta è anonima per circa la metà della spesa dalla pasta ai succhi di frutta, dal latte a lunga conservazione ai formaggi, dalla carne di maiale ai salumi fino al concentrato di pomodoro e ai sughi pronti.
Gli imprenditori agricoli, sono autori e garanti di ogni filiera agroalimentare che ogni anno a causa della contraffazione e relativo inganno per i consumatori, assistono un doppio furto di identità e di valore. Questa è la vera partita che stiamo giocando – prosegue Molinaro – e sulla quale non faremo sconti a nessuno, anche perché, abbiamo la possibilità di generare in Calabria migliaia di posti di lavoro e di far fare reddito alle aziende.
“In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e dare completa attuazione alle leggi nazionale e comunitaria che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti Sarebbe – conclude – un eccellente segnale verso un territorio che ha necessità assoluta di combattere la lotta alle frodi con un ritorno in termini di reddito per i veri imprenditori.
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