Nasce il 7 Marzo 1785 dal conte Pietro Manzoni e da Giulia
Beccarla. Dopo un' infanzia e un’adolescenza trascorse
nei collegi dei padri Somaschi e Barnabiti, Alessandro visse
nella casa paterna, mostrando un atteggiamento sempre più
insofferente nei confronti del padre che gli imponeva un educazione
retriva e repressiva. Si avvicinò alle posizioni giacobine
in politica e neoclassiche in letteratura, scrivendo nel 1801
“Il trionfo della libertà”. A questa prima
fase segue il periodo parigino (1805-1810) nel quale Manzoni,
grazie all’incontro con Claude Fauriel, pone le basi
della sua conversione al Romanticismo. Nel 1810 Alessandro
si converte, insieme alla moglie Enrichetta, al cattolicesimo
e, dopo il rientro a Milano, inizia per lui un periodo di
intensissima attività letteraria nel quale comporrà
molti dei suoi più grandi capolavori. Dopo il 1827
gli interessi del Manzoni tendono a diventare sempre più
di tipo linguistico e filologico tanto che si dedica alla
revisione linguistica dei Promessi sposi. Nel 1860 viene nominato
senatore. Questo è per lui un periodo di scarsa produzione
letteraria. Muore a Milano il 22 Maggio del 1873.
La morale e la poetica:”L’utile per iscopo, il
vero per soggetto e l’interessante per mezzo”
Manzoni può essere definito come uno dei maggiori esponenti
del Romanticismo Italiano anche se si discosta fortemente
dalle tendenze “irrazionali” che si erano diffuse,
in quegli anni, prevalentemente in Germania. E’ proprio
per questo motivo che egli viene collocato in un contesto
letterario più specifico che è quello del Romanticismo
lombardo (generalmente più coeso con le posizioni illuministiche
del tempo). La poetica di Manzoni si può in definitiva
riassumere con la formula:”l’utile per iscopo,
il vero per soggetto, l’interessante per mezzo”.
L’arte insomma deve avere per fine l’utilità
morale e pratica degli uomini; deve fondarsi sul vero storico
e sulla realtà; deve servirsi di una materia e di argomenti
che interessi il maggior numero possibile di persone. Adesione
psicologica e morale alla realtà e riflessione critica
su di essa, sono i principi fondamentali dell’ etica
morale e letteraria di Manzoni: solo un uomo dal “forte
sentire” è capace di farlo. Infatti,ogni grande
opera sia in versi che in prosa è il frutto dell’unione
tra meditazione e sentimento, tra ragione e istinto. Manzoni
pone quindi i termini della propria poetica e della propria
vita morale ai quali resterà sempre fedele: “…il
santo Vero \ mai non tradir: né proferir mai verbo,
\ che plauda al vizio, o la virtù derida”.
Compare inoltre il rifiuto delle regole letterarie: le tradizioni
e le norme (per esempio quelle delle unità teatrali)
creano situazioni convenzionali e personaggi fittizi, cioè
un mondo più povero e limitato. La realtà è,
secondo il Manzoni, infinitamente più ricca di ogni
formula; per cui la rappresentazione della vita, se obiettiva
ed integrale, è insieme, in sommo grado, poetica ed
educativa.
L’ideologia religiosa: tra cattolicesimo e giansenismo
L’ideologia religiosa di Manzoni mostra due aspetti
fondamentali: quello della chiesa militante, che obbedisce
a un Dio concepito non solo come “aura consolatrice”,
ma anche come “bufera” capace di incutere terrore
o sgomento ai violenti; e quello della democrazia dell’eguaglianza
degli uomini in quanto tutti figli di Dio. Il primo aspetto
unisce all’immagine del Dio mite e pacificatore (visione
cattolica) quella del Dio giustiziere e del mondo drammaticamente
scisso tra bene e male (visione giansenistica). Il secondo
aspetto, invece, ricollega il cristianesimo alla cultura illuministica
e ai suoi ideali di eguaglianza rivisitandoli però
sotto il profilo spirituale.
Le Opere:
Gli Inni Sacri: “La Pentecoste”: Gli Inni Sacri
sono stati il primo serio impegno letterario dopo la conversione.
In essi Manzoni non vuole tanto mettere in luce gli aspetti
dottrinari, teologici e dogmatici del cattolicesimo, ma piuttosto
sottolineare l’importanza e gli effetti della fede nella
vita degli uomini. Del cristianesimo isola il filone evangelico,
democratico ed egualitario, testimoniando così la continuità
tra i valori illuministici della sua formazione e quelli nuovi,
frutto della conversione.
“La Pentecoste” è senz’altro uno
dei più originali e riusciti tra gli Inni Sacri. Esso
celebra la discesa dello Spirito Santo e i suoi effetti nel
mondo. L’inno si conclude con un' invocazione allo Spirito
Santo da parte di tutti gli uomini affinché esso scenda
a redimerli.
Si distingue dagli altri per l’originalità della
visione del Cristianesimo. Mentre negli altri Inni c’è
piuttosto la celebrazione dei fatti liturgici, nella Pentecoste
il messaggio cristiano diviene autentico annuncio di giustizia
e di libertà, in senso romantico e democratico.
Le Odi Civili: “Il Cinque Maggio”: E’ la
più importante lirica patriottica del Manzoni anche
per la chiarezza con cui definisce alcuni concetti fondamentali:
1) Il nuovo concetto di nazione intesa come patrimonio di
tradizioni militari, linguistiche, culturali, religiose ed
etniche (“Una d’arme, di lingua, d’altare,
di memorie, di sangue e di cor”). 2) La libertà
è conquista e sacrificio e deve nascere dalla volontà
concorde del popolo e non da esterni e interessati interventi.
3) Il principio di diritto-dovere che accomuna tutti i popoli
e tutte le nazioni. 4) Nessuna parola d’odio e di vendetta,
ma un richiamo religioso alla fratellanza universale e all’eguaglianza
di tutti i popoli d’innanzi a Dio. “Il Cinque
Maggio” è una delle più importanti e conosciute
Odi Civili. Il Manzoni era antinapoleonico per la sua concezione
cristiana degli oppressori e degli oppressi. Tuttavia ammirava,
anche se non amava, Napoleone (diciamo pure che era un lecca
culo). Astenendosi da un giudizio “arduo” che
toccherà “ai posteri”, il Manzoni individua
comunque, in questo grande personaggio della storia, un arcano
strumento della Provvidenza, un chiaro segno della potenza
di Dio creatore, una figura esemplare del destino dell’uomo,
sospeso tra grandezza e miseria, che soltanto nella fede e
nell’abbandono a Dio può placare le proprie pene
e ritrovare la pace.
Il genere Tragico: “L’Adelchi”: La novità
Manzoniana è quella di aver creato un genere di teatro
storico di ispirazione etico-religiosa e di strutturazione
anticlassica. Tragedie come “L’Adelchi”
o “Il Conte di Carmagnola” nascono dalla coscienza
tragica dell’esistenza (pessimismo giansenistico), dal
desiderio di applicare in concreto le teorie romantiche e
dall’esigenza di trovare un nuovo modello di teatro,
diverso da quello classico e da quello Alfieriano. Le innovazioni
tecniche e tematiche sono: Il rifiuto delle unità del
teatro classico, l’ispirazione morale e religiosa, e
l’utilizzo di una trama storica basata sulla trattazione
di problemi morali, al fine di scandagliare l’animo
umano ( “risalire dai fatti all’animo umano”).
L’Adelchi è una tragedia ambientata all’epoca
della caduta del regno Longobardo in Italia tra il 772 e il
774. La trama si sviluppa intorno alla guerra tra il re longobardo
Desiderio e Carlo il re dei Franchi ma il vero tema di fondo
della tragedia è lo scandaglio interiore dei due personaggi
principali: Adelchi ed Ermengarda. Entrambi rappresentano
gli oppressi dall’odio e dall’ingiustizia.
Sia Adelchi che Ermengarda, infatti, si troveranno a combattere
una guerra ingiusta e senza senso. Il Manzoni, con tale espediente,
riesce a esprimere quella che è la sua visione morale
della vita e della storia: il latente pessimismo Manzoniano
di derivazione giansenistica si fonde alla visione etico religiosa
del cattolicesimo raggiungendo, in quest’opera, picchi
elevatissimi di pathos e sentimento (la morte di Adelchi e
la caduta del regno Longobardo).
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