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Il cinema compie miracoli, come nel caso di Gabriele Spinelli. L’attore è stato il primo protagonista della IV edizione del Festival cinematografico della Calabria che si è aperta questa mattina nell’auditorium della Scuola di Polizia di Vibo Valentia.
A introdurre la il festival il direttore artistico Alessandro Russo, alla presenza degli allievi dell’Istituto tecnico commerciale di Vibo Valentia (le IV classi), il quale ha illustrato il programma della rassegna cinematografica e il significato artistico, sociale e culturale dell’evento, che per la prima volta sbarca in quella che un tempo fu l’antica Ipponion. Rivolgendosi agli allievi, il direttore artistico ha voluto sottolineare il legame che gli organizzatori del festival hanno inteso stringere con il mondo della scuola e dei giovani, in quanto rappresentate “il nostro presente, ma soprattutto il nostro futuro”. Un’occasione importante, ha ribadito Russo, “per avvicinarsi a questo mondo e viverlo da vicino, non solo come spettacolo ma anche come espressione artistico-culturale”.
Inoltre Russo si è soffermato sul valore della pellicola, “una storia molto umana ma anche ironica, che mette in scena temi e motivi che hanno suscitato un intenso dibattito tra i critici” dopo che il film è stato presentato all’ultima mostra del cinema di Venezia ed è stato insignito del premio Mimmo Rotella (il noto artista originario di Catanzaro scomparso di recente). Il film, ha spiegato ancora Russo, è ispirato ad un fumetto. Infatti Gian Alfonso Pacinotti, alla sua opera prima come regista, così come aveva fatto anche Federico Fellini, comincia la sua esperienza artistica come vignettista e inventore di storie per fumetti. Ma anche per il protagonista Gabriele Spinelli, “L’ultimo terrestre” è la sua prima uscita come attore protagonista.
Nell’incontro con il pubblico, che si è svolto subito dopo la visione del film, Spinelli si è intrattenuto a lungo su questa sua importante esperienza cinematografica, raccontando il suo incontro con il regista, il suo retroterra sociale e culturale, e svelando alcuni retroscena tecnici nella realizzazione del film. Ma il protagonista de “L’ultimo terrestre”, si è intrattenuto in particolare sui messaggi contenuti nella storia e del suo personaggio, Luca Bertacci.
Molto interessante, anche per i giovani che volessero accostarsi al cinema, è stato il racconto con il cinema, un incontro casuale, inaspettato, e letteralmente “sparato nel mondo del cinema” senza rendersi conto. Ma Spinelli rimane con i piedi ben piantati a terra, sa quanto questo mondo sia ancora lontano dai suoi progetti, e ritorna al suo lavoro di portiere.
Il film giocato sulla psicologia dei suoi interpreti, racconta la storia di un uomo che ha problemi di relazione soprattutto con il mondo femminile, perché abbandonato da piccolo dalla madre. Uno sguardo quasi allucinato sul mondo che lo circonda. La realtà viene fotografata con sguardo deformato (c’è una insistenza nei primi piani e con una fotografia dai colori sgranati) in un’atmosfera surreale, ma che entra in modo crudo nella problematica del rapporto con la diversità, sia con il mondo della prostituzione e dei trans, e poi con quello degli alieni, vissuto come una sorta di presenza messianica e catartica.
Un messaggio forte, con scene intense di trasfigurazione poetica e di impatto estraniante, in particolare nel rapporto che il padre di Luca ha con un extraterrestre, con sullo sfondo una profonda crisi esistenziale della società attuale. Il culmine drammatico è nella scena in cui viene fuori una violenza inaudita contro un suo amico trans e Luca rimane come inebetito, anestetizzato, incapace di reagire: uno specchio forse dell’indifferenza che segna il mondo attuale di fronte alla violenza che ormai ci ha alienati. Paradossalmente gli alieni sono gli umani, come è stato sottolineato nel corso del dibattito, al quale ha partecipato anche l’attore Maurizio Comito.
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