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Horcynus Festival. Per il settimo anno consecutivo, torna sulla sponda calabrese dello Stretto l’Horcynus Festival, evento dedicato alle arti performative organizzato da 15 anni dalla Fondazione Horcynus Orca.
Horcynus Festival
Il tema di questa edizione, che si è aperta nel luglio scorso a Capo Peloro (Messina) con il concerto dell’Orchestra del Teatro Cilea, sono le periferie e i margini. Intesi non solo in senso geografico ma anche come approccio non convenzionale ai linguaggi artistici. Ma soprattutto come condizioni di disagio e di rischio esistenziale.
«Fin dalla prima edizione l’Horcynus Festival tenta di proporre una lettura dei fenomeni migratori in atto attraverso la lente dei linguaggi artistici sviluppati tra la sponda nord e sud del Mediterraneo. Fenomeni – spiega Gaetano Giunta, segretario generale della Fondazione di Comunità di Messina – che possono innestare trasformazioni sociali. M pure culturali ed economiche indispensabili in territori tristi dal punto di vista demografico e dello sviluppo».
Horcynus Festival, domani la mostra “Oltre mare / Stesso mondo”
L’ Horcynus Festival “Periferie” è una produzione della Fondazione Horcynus Orca, in collaborazione con la Fondazione di Comunità di Messina, ed è sostenuto dalla Regione Calabria.
Il progetto è iniziato con la due giorni dedicata alla sezione Educational. L’iniziativa ha infatti coinvolto gli studenti dell’Accademia di Belle Arti e del Liceo Scientifico “Alessandro Volta” in dibattiti e proiezioni di cortometraggi selezionati dal giornalista italo-iracheno Erfan Rashi dal Festival “3 minutes in 3 days” di Baghdad.
Domani l’Horcynus Festival si apre alla città con la mostra fotografica Oltre mare / Stesso mondo. L’esposizione a ingresso libero è in programma fino al 31 marzo (ore 10:00 – 13:00 e 16:00 – 19:00) nel foyer del Teatro Cilea. La mostra indaga il tema periferie attraverso le serie fotografiche Metanoia dell’artista egiziana Nermine Hammam insieme a Positioning della fotografa palestinese Ahlam Shibli.
Nermine Hammam
Nata in Egitto ma residente a Londra, Hammam fotografa il mondo e poi altera le immagini che cattura. La sua estetica combina la manipolazione e la pittura digitale per formare un arazzo ricco e personale. Nelle sue immagini, i protagonisti sono individui emarginati o in stati alterati di coscienza. Per scoprirne così la vulnerabilità dietro la maschera.
La sua serie fotografica nasce dai tre mesi trascorsi dall’artista, nel 2009, a visitare e fotografare i pazienti di un manicomio statale in Egitto. Per documentare le loro drammatiche condizioni. Censurato dal governo egiziano, definito dall’artista «un lavoro sulla vergogna per gli orrori a cui ho assistito e che non sono riuscita a prevenire ma anche un processo di guarigione che riguarda i pazienti e me stessa».
Metanoia presenta persone che a tratti riempiono l’immagine, a tratti sono solitarie, piegate sotto il peso di un’architettura incombente. Sono irrequiete, spesso distolgono lo sguardo, assorbite da sé, a volte protese verso l’obiettivo per sorridere o esibirsi. C’è una forte sensazione di attesa, quasi come guardare gli attori in attesa di salire sul palco.
Ahlam Shibli
Ahlam Shibli, figlia di pastori palestinesi della Galilea discendenti dei beduini, orienta la sua estetica documentaria all’analisi delle contraddizioni della nozione di “casa”. Dalla sua perdita e dalla battaglia contro quella perdita. Alle restrizioni e alle limitazioni che l’idea di casa impone agli individui e alle comunità segnate da politiche di repressione dell’identità. Nell’estratto della serie Positioning che presenta a Reggio, si alternano foto a carattere internazionale scattate dal 1997 al 2002. Sintesi efficace delle sue ricerche orientate a documentare le condizioni di vita del suo popolo.
Appuntamento a Martedì con “La Veglia”
Martedì alle ore 21:00 l’Horcynus si sposta all’Auditorium Zanotti Bianco per la prima regionale di “La veglia”. Testo e regia sono di Rosario Palazzolo, con Filippo Luna, scene di Luca Mannino, luci di Alice Colla, musiche ed effetti di Francesco Di Fiore. La produzione è del Teatro Biondo di Palermo (ingresso 5 euro).
A pochi giorni dal debutto a Palermo, la stanza della morte con una donna che attende il corpo della figlia, preteso e conteso col pubblico, varca lo Stretto con il suo carico di ironia, rabbia e disperazione.
«Il nuovo spettacolo di Rosario Palazzolo è rabbioso, beffardo e struggente – racconta Massimo Barilla, direttore artistico della sezione teatrale del festival. L’ironia e la disperazione confluiscono nel medesimo fallimento. Quello di chi immagina un qualsivoglia buon senso. Per noi è un onore proporlo al pubblico reggino. Lo scorso 8 marzo, durante la lettura scenica di ‘Nfernu di Salvatore Arena abbiamo già avviato una riflessione che parte proprio dagli stessi sentimenti che muovono lo spettacolo di Palazzolo».
Appuntamento a Mercoledì con Agricantus in concerto electro akoustikòs
Mercoledì alle 21:00 al Miramare, chiusura in musica con Agricantus in concerto electro akoustikòs. Il tradizionale meticciato sonoro proposto dalla sezione Musica Nomade è affidato alla band siciliana che mixa suoni ancestrali e sonorità elettroniche a un’instancabile voglia di confrontarsi con realtà e culture diverse dalla propria. La Sicilia però rimane il punto d’origine, di partenza e di apertura.
«Musica Nomade ha sempre introdotto delle “turbative”, a volte anche rischiose, per ipotizzare futuri scenari culturali. Nuove mescolanze di stili e linguaggi per fotografare la Nuova Cittadinanza Mediterranea. Fatta di uomini e donne che fanno viaggiare i propri desideri e le proprie arti ancor prima di loro stessi. La ricerca musicale degli Agricantus – conclude il direttore artistico Giacomo Farina – è in linea con questo obiettivo. Nel progetto Electro Akoùstikòs, timbri e strumenti elettronici cedono così il passo a una dimensione più elettro-acustica. Muovendosi tra sonorità arcaiche, acustiche e di musica d’autore».
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