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“Il processo nel Diritto e nella Letteratura” proposto da Loreley Rosita Borruto, presidente del Centro Internazionale Scrittori della Calabria, è stato il tema dell’incontro tenuto, presso la Libreria Culture – Reggio Calabria, dalla Prof.ssa Melania Salazar, Ordinario di Diritto Costituzionale all”Università Mediterranea di Reggio Calabria. La docente ha sottolineato quanto sia importante la funzione regolatrice del Diritto in relazione agli eventi e la capacità di rappresentazione della realtà analogamente all’Arte e alla Letteratura. In un mondo regolato da leggi naturali, anche il Diritto si distingue per la sua capacità di rappresentare, come in uno specchio, la vita. Un’analisi ampia e completa caratterizzata da numerose esemplificazioni e parallelismi tratti da opere teatrali e letterarie. Un caso esemplare quello dell”Amleto di Shakespeare in cui l’autore, per rappresentare l’evento tragico dell’assassinio del padre del protagonista, ha utilizzato un’originale modalità teatrale, mettendo in scena un processo. Così Omero, nell’Iliade, raffigura, nello scudo di Achille, la polis greca e pone al centro, come segno di civiltà, la rappresentazione di un processo. Una descrizione quasi cinematografica in cui si descrive il processo con la sequenza delle procedure che porteranno alla decisione finale, in presenza del pubblico. Descritto circa 700 anni prima della nascita di Cristo, il processo – secondo la Salazar – è indicativo del diritto di giudicare di un turbamento del vivere civile. Un affascinante esempio di ricerca della giustizia sulla terra al di fuori della violenza e con due elementi essenziali: un processo pubblico e la delimitazione degli spazi per i protagonisti, ma con una particolare chiave di lettura data dalla presenza dell’elemento di origine divina al fine di evitare, secondo i Greci, la dimensione dell’irrazionalità. Fondamentale, poi, il riferimento ad un’opera del Novecento, il famoso Processo di Kafka, in cui si evidenzia la grande capacità di tratteggiare un processo che è pubblico ma occulto e in cui alcuni critici hanno intravisto un’anticipazione del potere dei paesi dell’Est. Infine, la descrizione del processo di Eichmann a Gerusalemme ad opera di Hannah Arendt che aveva individuato nel comportamento del gerarca la “ banalità del male”. Per la relatrice, l’attuale separazione dei diritti dalla legge, collocati in una Costituzione, renderà impossibile che la legge diventi lo scudo giustificativo del potere e impedirà l’applicazione di leggi ingiuste. E’ seguito un ampio dibattito a cui hanno partecipato il giudice Attilio Sferlazza, Francesco Massara, Antonio Gaetano, Franco Iaria, Emilia Serranò, Marco Sorrenti, Silvia Sestito e Marco Comandè.
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