Un lupo mannaro a Samo. L’inquietante racconto di F. Salerno

Lupo mannaro

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Un lupo mannaro a Samo parte 3°, di F. Salerno

E’ accaduto un anno fa, in estate. Era una sera particolarmente calda e io mi ero attardato nei campi. La campagna in quel periodo dell’anno è brulicante di vita, ovunque si possono vedere uccelli, volpi, porcospini e persino tassi. Quella sera, tuttavia, non vi era alcun segno di esseri viventi, nemmeno le solite civette che escono all’imbrunire per cacciare. Io stavo per rientrare a casa, camminando tra le file di viti e alberi di olive per giungere alla mia auto. Ricordo che il silenzio improvviso della sera mi sorprese molto e, un attimo dopo, mi parve che anche la temperatura fosse scesa di colpo. Non ricordo quando avvenne esattamente, ma circa a metà percorso ebbi l’assoluta certezza che vi fosse qualcosa lì con me. Qualcosa di vivo che mi stava osservando. Senza sapere bene il perché mi misi a correre con tutto me stesso verso la mia auto. Sentivo l’urgenza impellente di allontanarmi da lì, di mettermi in salvo. E, in effetti, non avevo torto. A pochi metri dall’auto venni assalito da qualcosa…”

A questo punto, l’uomo interruppe brevemente il racconto per concedersi un sorso d’acqua prima di ricominciare.

“Mi sentii spingere a terra e un forte odore di pelo animale penetrò nel mio naso. Urlai e mi dimenai come un pazzo, cercando di divincolarmi da quell’essere. All’inizio pensai fosse un grosso cane, o un lupo, ma quando si levò in piedi, sì, in piedi, vidi che era un’altra cosa. Lupo minario, è così che lo chiamiamo. Un uomo infettato dal male che è capace di trasformarsi in lupo. Un demonio senza più raziocinio o umanità che assale tutto ciò che incontra. Ed è proprio quel demonio che avevo dinnanzi, dottore! Non mi crede? Guardi!” detto ciò il padrone di casa si levò in piedi e si voltò per mostrarmi la schiena. Nel mezzo di questa, un’enorme cicatrice che ricordava lontanamente un morso. In vita mia non avevo mai visto nulla del genere.

“Lo vede? Questo è il suo regalo per me. La sua maledizione. Quell’essere mi ha morso e poi lasciato a terra come se nulla fosse. Ed è da allora che ho questi attacchi, queste crisi. E c’è dell’altro dottore. Ad ogni nuovo attacco mi sento sempre più vicino a quella cosa. Come se il mio corpo fosse in trasformazione, come se fossi un bozzolo dentro il quale si sta trasformando un’orrenda metamorfosi. Quella cosa, il demone, lo sa. E’ qui. E’ vicino, ne percepisco la presenza”

Confesso che a queste ultime parole mi sentii pervadere da un brivido di angoscia e paura. Cercai di razionalizzare il tutto. Che l’uomo fosse stato assalito da un animale tempo fa, era fuori da ogni dubbio. Le cicatrici erano incontrovertibili. Ma il resto del racconto, e i recenti attacchi di psicosi potevano essere spiegati dal trauma e dallo stress di quell’esperienza stessa, senza scomodare necessariamente leggende e miti. Non ero troppo ferrato in malattie mentali o in disturbi della psiche, motivo per cui non tentai nemmeno una diagnosi, preferendo delegare quel compito a qualcuno competente nel campo. Spiegai dunque all’uomo che, secondo me, prima di tutto necessitava di un consulto medico e gli segnai su un foglio alcune visite e alcuni specialisti del settore. L’uomo guardò il foglio che gli avevo dato e, dopo un istante, scoppiò a ridere.

“Secondo lei sono pazzo. Molto bene. Ma tra cinque giorni sarà luna piena, allora vedremo se mi crederà, dottore” detto ciò l’uomo si ritirò nuovamente al piano di sopra e io e il sindaco prendemmo congedo. Sapevo, tuttavia, che quella storia non era finita lì.

Continua…

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Author: Redazione_Cultura