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di Carmen Gullo
La foglia appassita non si lascia piu’ morire sotto il suo sguardo, sguardo di quell’unico uomo rimasto sugli impervi sentieri del paradiso.
Imperterrito continua il suo viaggio nel passato, giorni innaffiati di pioggia e sogni di bambino vissuti tra aridi campi e scoscese montagne.
E annaspa ancora solitaria la ranocchia nell’acqua stagnante del suo catino.
La felce abbraccia case antiche … S’intreccia selvaggia sui muri dei ricordi, aspettando invano nuova luce tra gli spifferi del tempo.
Sono luoghi di illustre bellezza i ruderi ostinati a non venir giù…
Tra i rami del mandorlo rinnovo colori usando silenzio e pace, lo stesso silenzio che pervade me,estraneo visitatore che con occhi impazienti e appassionati ruba immagini sfuocate e verdi rimembranze.
Distolgo gli occhi da cotanta beltà solo attirato dal sibilo del vento che s’interseca tra gli spazi vuoti e i cespi appassiti dei rami abbandonati.
Roghudi rivive quando alla sera quell’ultimo raggio di sole ne scalda i fantasmi di un passato mai abbandonato.
E al tramonto va l’elogio di un sussulto del cuore di quell’unico uomo che continua ad amare il suo vissuto.
Adesso fruga nella malinconia.
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