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di Giuseppe Condello
E cerchiamo risposte nelle narrazioni contigue al fantastico.
Tenere identità, già vissute, sono semantiche di amore senza termine.
Alto occhio nel solenne ardire verso il cielo sei protagonista di un universo di vedute da altri non godute se non nei canti primordiali.
Alto occhio di donna nel solenne preferimento all’amore sei protagonista di cupidiche lance che sanno di giglio.
E cerchiamo risposte nelle narrazioni contigue al fantastico, sperando poi di essere noi il più fantastico dei sogni, il più fantastico avvenimento, il più fantastico credere nel nostro….del nostro.
Alto l’albero d’infanzia che non si dissecca il sentimento pieno e nel piccolo mondo antico cerchiamo e ricerchiamo le fontane per la nuda ispirazione.
Alto il sogno volante, e signoreggiano le parole, gli impulsi, le labbra che assassinano l’odio, le stirpi dell’umanità poetica e l’incedere del meraviglioso e mai del finto.
E cerchiamo risposte nelle mappe della nostra coscienza, che occhi acquariani, di mediterraneità acquariana han già penetrato e continuano a penetrare il senso eroico del mistero, l’assoluto della poesia.
(RIPRODUZIONE RISERVATA)
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