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di Franco Vallone
E’ il mese dell’amore febbraio. Almeno dovrebbe esserlo, c’è San Valentino, i negozi sono allestiti di tutto punto di rose rosse, di cuori imbottiti, cupidi armati di arco e freccia e Baci Perugina in tutti i formati. Sono solo elementi consumistici – votivi che da qualche anno seguono il ritmo scandito dal commercio, che segue, a sua volta, gli eventi annuali e ormai fissi del calendario. Tra cotanto amore esposto in vetrina c’è da segnalare l’uscita, timida, discreta e quasi riservata, di un volume tutto orientato alle vicende dell’amore sentimento.
A scriverlo una poetessa di Spilinga, il paese della ‘nduja, il paese del forte e piccante legato all’originale insaccato di carne di maiale e peperoncino. Lei, la poetessa, si chiama Rosetta Pontoriero, di soprannome Cicinneja, e, come lei stessa scrive nella prefazione, il suo “è un volume d’amore ma anche di sdegno”. Le poesie sono scritte in vernacolo con traduzione in italiano e la cosa particolare è che si tratta di uno scritto autobiografico, di ricerca in se stessa, ma che è utile a tantissimi altri “feriti d’amore”.
Un amore grande, una delusione, un cambio di rotta, un abbandono e infine questo libro, un canto altissimo d’amore ma anche di sdegno che serve per guarire, una forma di comunicazione, un processo dinamico di parola verso l’uomo che fugge e che abbandona il campo, quasi sempre per un’altra donna. I ruoli sono comunque plasmabili su uomo o donna e ribaltabili e il ferimento del cuore quasi sempre non cambia. La raccolta, dal titolo ‘Na Rosa Calabrisi” scaturisce, come sottolinea la Pontoriero, “dal bisogno di esternare sentimenti d’amore, speranza, malinconia, gioia, momenti di sconforto e di sfogo, perché niente e nessuno può capire quello che provi quando soffri per un grande amore perso, per chi non si è preoccupato di amare sul serio”.
Il volume scandaglia, sottolinea tracce, racconta di memoria, di messaggi d’amore cantati come serenata sotto i balconi, messaggi a volte di sdegno verso chi non aveva dato, meritato, oppure dimostrato l’amore, punizioni d’inchiostro su fogli bagnati dalle lacrime d’amore. L’autrice, per un attimo, ha una sorta di flashback, si immedesima sotto uno di questi balconi, quello dell’amato, e scrive, dà libero sfogo a sentimenti di amore ma anche di dolore e di speranza, traduce in versi le emozioni forti che passano, quelli dimenticati e quelli indimenticabili che restano dentro e graffiano sulla pelle.
Rosetta Pontoriero li libera i suoi pensieri e li affida alla penna, al foglio di carta, alla memoria elettronica di un sms e a facebook. L’angoscia e il tormento di un amore non corrisposto, di un abbandono, di un addio diventano quindi elaborazione e liberazione che si veicola e s’incanala in un coraggio del ricominciare di nuovo, del riprendere a vivere, dell’andare avanti con il vigore e la speranza del futuro.
Il volume è suddiviso in quattro capitoli dal titolo: Petali d’amore, Petali di vita, Petali di una volta e Petali per ridere. Cento pagine per le Edizioni Romano Arti Grafiche di Tropea che sono un vero scrigno, oltre che di poesia e poetica, anche di una rara terminologia dialettale recuperata , riscoperta e riutilizzata all’interno dei versi.
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