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di Salvatore D’Aprano
Notte insonne,
interminabile notte.
Ho lo strano presagio
che Morfeo non verrà.
Avrei tanto desiderato
la lieve e fresca carezza
delle sue magiche dita
sui miei febbricitanti occhi,
lo avrei accompagnato,
senza esitazione,
nel suo favoloso regno dell`oblio.
Disteso accanto al tuo corpo
che un velo d’indifferenza
separa dal mio,
in questo talamo più gelido
di una lastra di marmo dell’obitorio,
sto vivendo il mio incubo
ad occhi aperti.
L’orgoglio e il disamore
hanno corroso irrimediabilmente
il sentimento che ci legava,
iniettando nelle nostre vene
gocce di odio.
Oramai la nostra storia
è giunta alla sua fase terminale.
Ai primi chiarori del giorno
uscirò dalla tua vita senza destarti
e stringerò forte la mano della mia
nuova compagna: la solitudine.
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