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Recensione di Marina Crisafi pubblicata su Calabria Ora
“Si dice di una persona che è covata quando è nascosta segretamente, perché voluta segretamente, perché alimentata segretamente, perché amata segretamente” si legge nell’incipit de “La perpetua covata” edito dalla reggina Kaleidon per la collana ‘La Calabria nel cuore’.
Il romanzo di Andrea Borgia, scrittore e giornalista di origini palmesi, narra proprio di questo: del desiderio di essere qualcun altro, di rompere gli argini degli stereotipi e del conformismo, covandoli, appunto, serbandoli celati nell’animo, rimanendo costretti nelle maglie della quotidianità. È ciò che accade ai protagonisti, Alfonso e Isela, il prete e la perpetua di Hierra, un villaggio del Messico degli anni ’20, investiti da una bruciante passione che li spinge l’uno verso l’altra e intrappolati, tuttavia, nei loro ruoli, incapaci ed impotenti contro le convenzioni sociali.
Ma sbaglia chi cerca nelle pagine dipinte da Borgia la relazione scontata, l’amore avvincente del prete bello di parisiana memoria, ‘La Perpetua Covata’ è una storia complessa di ricerca d’identità, del tormento che affligge chi vuole essere qualcun altro pur essendo costretto a rimanere se stesso.
E sarà quest’inappagamento a spingere don Alfonso ad ubriacarsi di metzcal, indossando femminili huipil e la volitiva donna Isela a vestire allo specchio i panni del parroco amato, alimentando le chiacchiere e la curiosità delle vecchie comari del luogo: dona Rosita, dona Consolacion e la vedova Maria Sanchez. Intorno a loro ruotano Gran Chapas, Cauchi, Siglo De Oro, Maomeno l’acchiappanuvole e tutta una serie di personaggi pennellati ad arte che ricordano da vicino le atmosfere appiccicose e surreali di Garcia Marquez.
Un ritmo cadenzato, un linguaggio particolare e bellissime descrizioni della terra messicana, accompagnano gli eventi di Hierra che prosegue lenta nel suo cammino, all’ombra delle rivoluzioni e delle rivolte per le terre, serbando la calma apparente della siesta, con Isela e Alfonso che continuano a covare i loro sogni fino alla separazione forzata, in una storia ‘dai sud del mondo’, non dissimile da mille altre storie del nostro sud, che racconta i vizi e le virtù del vivere quotidiano, i desideri, le speranze e i fallimenti che ciascuno di noi, vittima del rousseauiano contratto sociale vive ogni giorno.
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