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Recensione di Marina Crisafi pubblicata su Calabria Ora
“Si narra che Castelvetere abbia ospitato, per oltre tre secoli, un fantasma. Nessuno ne pronunciava il nome perché considerato portatore di sciagure tanto per i singoli abitanti, che per l’intero paese. Tuttavia, ad intervalli regolari, il fantasma marcava la sua presenza. Aveva più nomi ma tutti sapevano che si accennava sempre al marchese maledetto”.
Comincia così, con la leggenda dello spettro decollato, il libro di Ilario Ammendolia, “La decapitazione del marchese Giovambattista Carafa ed altre storie di Castelvetere” pubblicato per i tipi di Laruffa editore.
Una raccolta di racconti in cui alla gustosa descrizione della vita e del fantasma del nobile che terrorizzò la vecchia Caulonia per più di trecento anni si accompagnano altre storie, come la triste vicenda dell’eccidio dei baroni Musco, il massacro dei Ciccarello, la relazione tra la baronessa e il brigante e le vane promesse delle terre dopo la conquista dei Garibaldini, la rivolta dei ‘tangheri’, la tragedia di Serafina che ebbe l’unica colpa di essere bella e povera e morì impiccata con in braccio il bambino del giudice, ed, infine, la penosa solitudine del ‘tignoso’, anziano calzolaio affezionatissimo al suo asino che cercò di salvare in ogni modo, ma, invano, morendo egli stesso qualche tempo dopo.
Le storie narrate dall’Ammendolia sono interessanti, curiose, e, spesso, dai risvolti drammatici, perché rappresentano momenti salienti, memorie di una Castelvetere che fu, tratteggiata acutamente da uno dei suoi figli più appassionati. In poche pagine, Ilario Ammendolia, ex sindaco di Caulonia, riesce, infatti, a far emergere il ritratto del paese di un tempo, facendo un’analisi puntuale dei problemi, delle carestie, delle calamità, dei soprusi così come venivano interpretati dalla povera gente che ne attribuiva la responsabilità ai fantasmi, al diavolo, piuttosto che agli usurpatori, ai governanti, agli errori degli uomini.
Il ritratto di una Castelvetere che ormai non esiste più, che “dorme tra le sue case crollate, i suoi alberi bruciati, le sue montagne franate e i suoi figli divorati da una misteriosa malattia che si annida tra le pietre abbandonate. Dorme e sogna di essere protetta dai suoi finti santi e di lottare contro gli irrinunciabili demoni”.
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Vivo a Castelvetere in V.F. e so che anche nel nostro comune si è avuto il dominio della famiglia Carafa dal lontano XV secolo fino a circa il XVII. Vedo che tante cose ci accomuano con Castelvetere “in Calabria” eppure nel corso dei secoli mai nulla è stato fatto per celebrare tanto. Mi piacerebbe avere una copia del testo di cui si parla nell’articolo e sarei felice di conoscere qualcosa in più del Vostro paese. Auguri!!!!!!
Sono il Sindco del comune di CASTELVETERE IN VAL FORTORE (BN) e, a dire il vero, mi sorprende leggere questo articolo. Non conosco né ho avuto l’opportunità di leggere il libro “La Decapitazione del Marchese Gianbattista Carafa ed altre storie di Castelvetere”, penso, pertanto, che si faccia riferimento ad altro Castelvetere. Sarebbe stato opportuno -nell’articolo- precisarlo. In ogni caso avrei piacere aver copia del libro. Luigi IAROSSI