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di Carmen Gullo
Effimero il tempo
trivella questo sogno che stenta a rapirmi i sensi,
come una concubina del mio passato
osservo questi campi che tanto mi hanno dato.
Dall’esser donna vivace e tempesta di fuoco
quando l’Aiace mi sposo’
uccisi il tempo e nei suoi attimi mi persi per dimenticare.
Ecco chi ora tu sei,
un uomo scalzo e impavido che percorre
queste strade bruciate dal sole d’estate,
un vecchio portone arrugginito
che apre ancora le sue ante all’infinito.
Il tempo a volte lo sento tra le vibrazioni di un suono,
tra le ondeggianti danze di un lume,
tra gli sguardi complici di due amanti.
Ascolto sempre ancora il rumore del vento quando passa tra le spighe…e’ forse il tempo a cambiare le sensazioni?
Sempre lo stesso vento….sempre le solite spighe,
ma io non piu’ bambina rincorro i ricordi tra i vicoli del mio passato.
(poesia selezionata per il concorso “Il Federiciano” – Aletti editore)
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