I Racconti del “ciuto” di Dante Maffia

cover I racconti del ciuto

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Recensione di Marina Crisafi (Pubblicata su Calabria Ora)

La grandezza di un libro sta nella capacità di avvincere, accompagnare il lettore in un mondo diverso da quello reale, riconducendolo, al contempo, per mano, nella sua stessa realtà, arricchito ed appagato dall’esperienza vissuta. Con la nuova raccolta narrativa “I racconti del ciuto”, edita dalla reggina Kaleidon nella collana “La Calabria nel cuore”, la mano esperta dello scrittore Dante Maffia accompagna il lettore per universi variegati, sparsi in archi temporali definiti o senza tempo, in un’infinità di luoghi appartenenti alla civiltà calabrese, spingendolo ad interagire col suo narratore.

È il “ciuto”, lo scemo del villaggio per antonomasia, a guidare in quest’avventura, l’io narrante che, lanciando interrogativi, lasciando aperte questioni, riflessioni e pensieri, si muove tra i fragili equilibri che l’autore ricostruisce in ogni racconto. Sono i suoi occhi, attraverso i quali si guarda candidamente intorno, il fil rouge delle oltre trecento pagine del libro: pagine che scorrono veloci, lievi, saltando da una località all’altra, in una Calabria che è caleidoscopio dolce e crudele, al bivio tra il moderno che avanza e la volontà di conservazione che si aggrappa all’antico. Gerace, Maida, Bova, Paola, Pentedattilo, Reggio e la stessa Roseto Capo Spulico, terra natale di Maffia, non rimangono inerti sullo sfondo, ma si insinuano tra le storie, tra i personaggi finemente cesellati dall’autore.

Sembra quasi di sentirne gli odori, di vedere materializzarsi le immagini che il celebre romanziere e poeta calabrese, insignito della medaglia d’oro alla cultura nel 2004 dalla Presidenza della Repubblica, ha pennellato ad arte. Personaggi insoliti, mutevoli, originati dalla fantasia e insieme profondamente reali che prorompono dalle pagine del libro, avvincendo, facendo sorridere, facendo piangere, lasciando una traccia indelebile del loro passaggio.

Perché Concetta, Giovanna, Lucrezia, Gioacchino, Ciccio Buatta, Mingo, Don Lorenzo e tutti gli altri sono i simboli di un’umanità variegata, coi suoi dubbi, i suoi timori, le speranze, i sogni e i dolori. Acuto osservatore ed abile narratore, Maffia ne traccia la profonda umanità, la generosità di sentimenti, toccando temi importanti che vanno dalla violenza, all’emigrazione, alla tolleranza, all’arretratezza, al lavoro, all’agonia, alla passione, all’amore, calati in una Calabria al limite tra inferno e “purgatorio”, come si legge nella prefazione al libro, per raccontare, in definitiva, la vita: “la vita che va, cammina, si distrae, corre in fretta e distrugge la morte”.

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Author: Cristina

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