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Un viaggio che attraversa il nord. Dall’Emilia Romagna, alla Liguria, passando da Lombardia e Piemonte, fino ad entrare nel suo midollo più oscuro e controverso, quello dominato da ‘ndrangheta, mafia e camorra. Modena, Bologna, Torino, Genova, Bordighera, Ventimiglia, Castelfranco Emilia, terre di resistenza trasformate in luoghi dove i boss riciclano e offrono servizi alle imprese locali. Il Pizzo che da tassa parassitaria si fa servizio e trova cittadinanza nel tessuto economico emiliano, piemontese, ligure e lombardo. Sulla locomotiva economica del Paese anche i clan hanno trovato spazi di trattativa. E aldilà degli appennini tosco-emiliani, politici e imprenditori corrotti che si nutrono del potere dei clan restandone poi fagocitati.
Una testimonianza portata in prima persona da un cronista di origine calabrese che vive a Modena ormai da anni. Da quando nell’estate del 1989 a Bovalino, nel cuore della Locride sovrastata da San Luca e Platì , un giovane bancario integerrimo e onesto veniva ammazzato a colpi di lupara mentre tornava a casa. Un omicidio come tanti, in Calabria, che resterà sostanzialmente irrisolto. Quell’uomo era suo padre. Questa storia parte da lì.
Giovanni Tizian è un giornalista calabrese di 29 anni, emigrato a 12 anni con tutta la famiglia verso nord, direzione Emilia Romagna. Laureato in criminologia presso l’Università di Bologna, ha iniziato a scrivere con la Gazzetta di Modena nel 2006 (con cui collabora tutt’ora) per la quale si è occupato di infiltrazioni mafiose, conducendo numerose inchieste giornalistiche sul clan dei casalesi. Ha scritto per il portale d’inchiesta rivistaonline.com e Liberainformazione. Oggi scrive per il mensile Narcomafie, e per i quotidiani online Lettera43.it e Linkiesta.it. Al giornalismo ha affiancato l’impegno civile e sociale, fa parte dell’associazione daSud, l’associazione antimafia con sede a Roma costituita nel 2005 da giovani emigranti meridionali che non hanno intenzione di lasciare le loro terre in mano alle cosche.
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