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di Marina Crisafi
Scritto a quattro mani dal pm Nicola Gratteri e dal giornalista Antonio Nicaso, Fratelli di sangue è il primo libro sulla storia della ‘ndrangheta, cui seguirà La Mala Pianta, Pellegrini Editore anno 2007. Il titolo non è scelto a caso. È il sangue il fil rouge dell’inchiesta delle due celebri penne e la materia prima di cui la stessa ndrangheta è permeata.
Sebbene evoluta in una holding potentissima con ramificazioni mondiali e con un fatturato che supera il PIL di molti paesi, la criminalità di casa nostra non ha affatto cambiato le sue logiche. Certo, non è più l’universo agro-pastorale dedito a pizzo e sequestri, si è modernizzata: usa internet per riciclare i lucrosi proventi, gestisce i traffici di cocaina, armi e rifiuti radioattivi, intrattiene rapporti con le altre organizzazioni criminali, si infiltra nella politica, corrompendola. Eppure questa versatilità non ha fatto venir meno il modello tipico delle ‘ndrine basato sul “silenzio e sul vincolo di sangue”.
La famiglia rimane la base dei rapporti, dei vincoli tra i nuclei mafiosi: “pentirsi significa tradire i propri congiunti e questo comporta problemi di ordine morale e psicologico assai più pesanti della paura di vendette e ritorsioni” affermano gli autori. E questo mondo che si muove tra arcana crudeltà e alta finanza, viene sviscerato da Fratelli di sangue, un vero e proprio identikit dell’onorata società, dalle origini ai giorni nostri, corredato di dati processuali, riti, codici, simboli e mappature delle ‘ndrine in tutto il mondo. Un’opera che svuota di preconcetti l’universo ‘ndranghitista, avulsa dalle analisi sociologiche scontate, che lancia moniti e sradica i luoghi comuni, trasmettendo anche la voglia di riscatto delle nuove generazioni, di una Calabria sana che vuole lavare il sangue marcio che ha infettato le proprie cellule.
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