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Di Francesco Salerno
Erano bastati pochi istanti per ribaltare completamente l’esito dello scontro. Era bastato l’ingresso sul campo di battaglia di un solo uomo. Era bastato Leonimo.
Il comandante in capo dell’esercito di Kroton aveva stravolto ogni cosa. Forte e possente come un dio, il primo dei crotonesi si era presentato in battaglia come Ares in persona. In una fulgida armatura color fuoco e impugnando una lunga ascia di ferro, era presto divenuto il terrore dei locresi. Chiunque lo sfidasse finiva inevitabilmente per soccombere. Oplita dopo oplita, Leonimo aveva sconfitto ogni avversario, decapitando persino Nesios, comandante del contingente di Rhegion. Sulla scia del loro leader, i crotonesi avevano riacquisito determinazione e fiducia, e adesso respingevano i locresi in modo continuato. Questi ultimi, pur combattendo con audacia e coraggio, non riuscivano in nessun modo a contenere la valanga nemica. La situazione era disperata. Alexis lo aveva capito. Ancora qualche minuto e i nemici avrebbero spinto i difensori ben oltre il passo. A quel punto, forti del loro numero, li avrebbero facilmente accerchiati e annientati. Alexis, tuttavia, non voleva arrendersi. Fece per gettarsi nuovamente nello scontro, quando la vista gli cadde sul corpo di un guerriero locrese ai suoi piedi. Il commilitone, morto per un colpo di lancia al collo, stringeva tra le mani una coppa di argilla. Il comandante locrese pensò allora al vino e alla profezia dei Dioscuri. Nella sua mente si accese un’idea folle. Ma era l’unica che aveva.
<<Cosmos vieni qui!>> urlò con quanto fiato aveva in gola per sovrastare i suoi dello scontro. Quando il suo secondo gli fu al fianco, Alexis gli spiegò il suo piano.
<<Prendi la cavalleria della città e portala oltre il passo. Pronta a lanciare un attacco sul fianco ai crotonesi. Poi, spogliati di tutto, tranne il perizoma e recati sulle pareti di roccia alla nostra destra. Porta con te un altro uomo e fa spogliare anche lui. Ma non fatevi vedere da alcuno. Restare celati…>>
<<Mio comandate, ma cosa…>> fece per protestare Cosmos, ma Alexi lo zittì con un gesto della mano.
<<Quando mi udirai urlare il nome dei Dioscuri, venite avanti fino a raggiungere il bordo dell’altura. Fate in modo che tutti, sotto di voi, possano vedervi, ma non parlate. Né fate alcun che, se non farvi vedere per qualche istante. Poi ritraetevi e tornare al vostro posto. Mi hai inteso?>>
L’ordine di Alexis era folle per Cosmos, ma era il suo comandante e si fidava di lui. Annuì con poca convinzione, ma avrebbe eseguito gli ordini.
<<Prima di andare, di a Pegasios di caricare non appena udirà le trombe. Ora va ed esegui!>>
Cosmos corse via senza dire nulla, e Alexis si chiese se non fosse impazzito a concepire quel piano improbabile. Ma non ne aveva altri. Attese giusto il tempo per permettere al suo subalterno di portarsi in posizione, poi, comunicò ai trombettieri di tenersi pronti al suo ordine. Infine, rinserrò la presa sullo scudo e avanzò verso il campo di battaglia. Facendosi largo a spintoni, si portò proprio dinnanzi al comandante nemico. Questi aveva appena finito di spingere via il cadavere di un oplita maciullato.
<<Leonimo, io Alexis, comandante delle forze di Locri Epizefiri, ti sfido a duello!>>
Malgrado il caos della battaglia, la sfida del locrese venne udita lungo tutta la prima linea. All’istante ogni scontro si bloccò, e i guerrieri di entrambe le fazioni si voltarono verso i due comandanti. Leonimo sorrise con scherno. Ma si apprestò ad accettare la sfida. I muscoli possenti stringevano l’ascia insanguinata. Gli occhi saettavano di pura furia bellica.
<<Vieni dunque Alexis. Raccogli la tua morte e quando ti presenterai dinnanzi al Signore dell’Ade, dì che è stato Leonimo a mandarti!>>. Un attimo dopo il guerriero scarlatto fu su Alexis.
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