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Recensione di Marina Crisafi (Pubblicata su Calabria Ora)
“Quando si sia compreso qual è la condizione dei vecchi, non ci si può accontentare di esigere una ‘politica della vecchiaia’ più generosa, un aumento delle pensioni, alloggi sani, divertimenti organizzati. È tutto il sistema che è in questione e l’alternativa non può che essere radicale: bisogna cambiare la vita”.
Con questa citazione tratta da “La vieillesse” di Simone de Beavoir, si conclude la prefazione al libro “Anziani e politiche pubbliche” di Nicola Marino pubblicato nella collana “Educazione” per i tipi di CSA Editrice. Una frase che racchiude il senso di tutto il libro del sociologo calabrese, che mette a fuoco un problema senza dubbio acuto: l’inadeguatezza delle politiche sociali nei confronti di una delle categorie più deboli dei cittadini.
Aldilà, infatti, delle diverse accezioni, come “terza e quarta età”, “senilità”, usate per eliminare l’aura spregiativa della condizione di “vecchiaia” nell’immaginario collettivo, ciò che emerge oggi, nonostante il progressivo aumento della popolazione anziana a discapito di quella in età produttiva, è un vero e proprio grido di allarme per come viene vissuta questa condizione. Si è di fronte ad un quadro sociale in cui prevalgono forme di assistenza inadeguate, abbandono, solitudine. Ecco il perché dell’opera di Nicola Marino.
Sviluppata in cinque capitoli, la ricerca dell’autore calabrese, dopo un excursus sulla letteratura scientifica, punta l’attenzione sui principi che sottendono alle politiche di assistenza, sulle normative del “welfare state” e sulle trasformazioni sociali, concentrandosi, particolarmente, sulla situazione calabrese, per poi concludere con una ricerca vera e propria sull’assistenza agli anziani.
Marino non si ferma, infine, a domandarsi se la vecchiaia sia una condizione umana sopportabile, propone politiche di valorizzazione della dignità delle persone anziane, evidenziando la possibilità di rendere la terza e quarta età un fenomeno costruttivo, mirando a promuovere la creatività, il baglio di esperienza e di memoria, il contributo culturale che gli anziani possono apportare alla comunità. Ma, prima di tutto, emerge dall’opera di Marino la necessità di una svolta culturale: occorre ricostruire la capacità della coesione sociale sgretolata dall’annosa regressione di cui sia le istituzioni che la società moderna sono vittime.
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