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I Bronzi di Riace rappresentano due uomini di razza bianca, con struttura scheletrica longilinea, muscolatura ipertrofica e simmetrica.
I corpi dei due Guerrieri, forgiati per l’Arte della guerra, evidenziano un particolare interesse per l’estetica e la cura della persona: corpi depilati, capelli e barba lunghi e acconciati, sopracciglia sfoltite, peluria del pube squadrata, unghie perfettamente curate.
Dallo studio della fisionomia muscolare, dall’espressione somatica e dalla comparazione strutturale tra le due statue è possibile risalire alla loro identità: i Bronzi di Riace hanno ricoperto cariche sociali diverse ed esercitato attività guerresche differenti.
“Il Giovane” è un guerriero che appartiene alla fanteria. La postura, i muscoli del volto contratti che mettono in risalto i denti incisivi superiori, lo sguardo enigmatico e perso nel vuoto, sono tutti segni caratteristici della somatizzazione di un uomo che ogni giorno sfida la morte.
La conformazione dei suoi arti inferiori dimostra alcuni dati difatto inequivocabili: la notevole ipertrofia dei glutei, della parte alta del vasto laterale e della parte centrale dei bicipiti femorali e dei gastrocnemi indicano che il“Giovane” era capace di sprigionare forza e potenza in azioni guerresche di media durata e la tonicità dei suoi muscoli evidenzia che è “pronto” a combattere. Invece, l’ipotonia di alcuni muscoli degli arti inferiori, precisamente, quelli che adducono la coscia: il pettineo, il vasto mediale, il gracile, il sartorio, gli adduttori, il semitendinoso ed il semimembranoso dimostrano che il guerriero “il Giovane” non andava a cavallo.
Quest’ultima intuizione è dimostrata dallo studio della fisionomia dei muscoli degli arti inferiori di soggetti che, invece, cavalcano e che, pertanto, effettuano continue adduzioni con conseguente ipertrofia dei muscoli già detti.
Un esempio immediatamente visibile, per effettuare un confronto, è la statua del guerriero detto “il Vecchio” che appare più sereno e con l’espressione tipica di uno stratega. La sua muscolatura è delineata, tonica e decontratta, è un guerriero che, oltre alle comuni azioni guerresche, potrebbe andare anche a cavallo.
I muscoli pettineo, vasto mediale, gracile, adduttori, semitendinoso e semimembranoso sono ipertrofici, l’inserzione della parte mediale dei muscoli sartorio, retto interno e semitendinoso con il caratteristico tendine a “zampa d’oca”, molto evidenti nel guerriero “il Vecchio, e la conformazione degli altri muscoli degli arti inferiori, sono compatibili per fisionomia con soggetti che cavalcano.
I due guerrieri utilizzano con gli arti superiori attrezzi di peso consistente (armi dell’epoca) la spada, la lancia, il giavellotto e lo scudo. I muscoli del collo, precisamente, lo sternocleidomastoideo, i trapezi e gli scaleni si presentano forti ed allenati a sostenere il peso dell’elmo.
L’ipertrofia accentuata dei muscoli deltoidi, in particolare i fasci che si portano in basso e lateralmente per terminare sull’omero a livello dell’impronta deltoidea, e dei muscoli sottospinato, grande rotondo e dei tricipiti evidenziano che adoperavano le armi con grande padronanza. All’inizio della formazione degli eserciti la lancia è l’arma offensiva della Fanteria, poi, con il passare dei secoli, viene perfezionata ed adottata dalla Cavalleria. La lancia è costituita da un’asta lunga circa 2 metri con un’estremità di ferro, appuntita e con bordi taglienti, denominata cuspide.
Alla lancia, nella parte terminale opposta alla parte appuntita, viene inserito un “calzuolo” che serve da contrappeso.
I Bronzi di Riace, per impugnare l’arma “mancante”, sicuramente la lancia, usano un sistema particolare. Con la mano destra estesa in avanti, in posizione supina sul piano orizzontale, flettono le dita, abducono il dito indice, tra lo stesso dito ed il dito medio inseriscono l’asta della lancia e con le altre dita impugnano l’arma avvolgendola. In definitiva, l’indice ed il medio condizionano la direzione della cuspide e le altre tre dita mantengono ferma l’asta. Considerato che le due statue sono state realizzate in tempi diversi ed entrambe presentano la stessa impugnatura della mano destra, si desume che quella “ impugnatura” è una “tecnica guerresca”.
La tecnica, rappresentata dai due guerrieri, per impugnare la lancia, determina un insieme di vantaggi tecnico-dinamici di estremo interesse. L’arma si direziona in avanti in maniera naturale, gli assetti articolari si ritrovano perfettamente allineati e nel momento dell’impatto, il contraccolpo si scarica sulle grandi articolazioni scapolo-omerale e coxofemorale, senza arrecare traumi.
L’allineamento degli assetti articolari consente ai guerrieri di sprigionare anche con gli arti inferiori la massima potenza sulla cuspide della lancia mantenendo il corpo in perfetto equilibrio. Con questa impugnatura, la lancia può essere trasportata agevolmente per lunghi tragitti. Può essere trasportata con sicurezza in “formazione” o per rappresentazioni militari. Invece, impugnando a mano chiusa una lancia (così come viene naturale), con la stessa azione sopradescritta, e rivolgendo la cuspide in avanti con la parte terminale dell’asta, trattenuta, tra il gomito e le costole, si determina che la lancia, devia la sua naturale traiettoria e, si sposta verso destra. Se la direzione della lancia viene riallineata volontariamente e mantenuta in avanti sul piano sagittale, avviene uno squilibrio degli assetti articolari dell’arto superiore. L’articolazione del gomito perde l’allineamento sul piano sagittale e tende a spostarsi lateralmente verso destra e l’articolazione del polso si flette medialmente. Nel momento dell’impatto tra la cuspide ed il “nemico” si produce un forte contraccolpo che, con questa impugnatura, si ripercuote sull’articolazione del polso e su quella del gomito provocando traumi; inoltre si determina un disequilibrio che non consente agli arti inferiori di spingere la lancia con la massima potenza.
Alcune caratteristiche della fisionomia dei muscoli dei due guerrieri permettono di rilevare altre particolarità. I bicipiti brachiali ed il grande dorsale che appaiono di forma allungata dimostrano che essi non effettuavano molte azioni di trazione, quali ad esempio azioni di lotta corpo a corpo o traino di arnesi di guerra. I muscoli lombari non emergono particolarmente perché evidentemente, non erano impegnati in stacchi da terra e sollevamento di carichi. Il grande pettorale, appiattito e notevolmente ipertrofico nella parte antero-esterna, conferma che utilizzavano con gli arti superiori le armi leggere dell’epoca. L’uso di un corpetto che proteggeva la gabbia toracica e che ne limitava l’espansione, il sovraccarico dell’elmo, dell’arma impugnata e dello scudo che non consentiva ai guerrieri di sollevare agevolmente le spalle per effettuare un’adeguata respirazione toracica-addominale, li ha indotti, nelle azioni di addestramento e nelle azioni di guerra ad utilizzare prevalentemente la respirazione diaframmatica. La conformazione non molto ampia della gabbia toracica, sia in larghezza che in spessore e l’ipotrofia di alcuni muscoli deputati all’inspirazione, grande dentato e piccolo pettorale, conferma quanto detto. La fisionomia dei muscoli addominali caratterizzata dalla accentuata definizione della linea alba, del retto addominale e dallo stacco degli obliqui evidenziano che essi erano molto impegnati in torsioni ed inclinazioni del tronco determinate dalle azioni di lotta armata. Il sovraccarico dell’elmo, dell’arma impugnata e dello scudo
sulla colonna vertebrale dei guerrieri, ha determinato un’alterazione delle normali curve fisiologiche. Il tratto lombare di entrambi presenta una iperlordosi ed il tratto cervicale, visibile nel guerriero detto “il Vecchio”, presenta un appiattimento della curva di lordosi cervicale. Questi dismorfismi che possono definirsi “professionali”
non diminuiscono le funzionalità, le potenzialità muscolari e neanche l’estetica dei due Miti.
di Riccardo Partinico e Claudia Valente
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