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“Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide”.
+ Dal Vangelo secondo Matteo 1,18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore.
MEDITAZIONE
«Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato “Emmanuele”, che significa “Dio con- noi”». E’, questo, l’annuncio della nascita del Salvatore Gesù, il Figlio di Dio; annuncio che, in questa quarta domenica, ancora una volta, proclamiamo, attraverso il Vangelo di Matteo. E’ un annuncio antico, che ha attraversato i secoli, da quando, nel lontano 734 a.C., il profeta Isaia, illuminato da Dio, lo pronunciò in un momento difficile della storia di Israele, al tempo del re Acaz, il sovrano, solo apparentemente religioso, ma, di fatto, ambiguo, come spesso è la politica, e che pensava di salvare il regno e la tessa sopravvivenza di Gerusalemme, attraverso compromessi di dubbie alleanze, trascurando di ascoltare la voce del Profeta che parlava da parte di Dio.
«Non chiederò, non voglio tentare il Signore», son le parole con le quali il re motiva il suo rifiuto all’esortazione di Isaia, a chiedere un ” segno”, che avrebbe garantito la presenza di Dio e la validità di un progetto, volto a salvare il regno e la stessa Gerusalemme.Il “segno” di cui si parla, era la nascita di quel figlio, che la giovane sposa del re stava per dare alla luce.
Un figlio: la certezza di una discendenza, un chiaro segno di vita, ma, più ancora, della vicinanza di Dio, il quale esortava a non fuggire di fronte al pericolo, a non cercare scorciatoie, ma ad andare avanti nel nome del Signore che salva. Non è un caso, e non è infrequente, che, di fronte a certe congiunture della vita, si scelgano dei compromessi e delle vie tortuose; così come e non è infrequente che, anche di fronte a scelte importanti, l’uomo faccia a meno del riferimento a Dio, ed agisca esclusivamente secondo un suo progetto; del resto, la conoscenza della volontà di Dio non è cosa facile; essa impegna mente e cuore, intelligenza, fede, implorazione e disposizione alla rinuncia di un proprio progetto, il quale può esser, solo apparentemente, vincente. Il non fidarsi di Dio, come è, in questo caso, il comportamento di Acaz, è una storia antica, che puntualmente si ripete; ma, nonostante ciò, Dio, continua ad offrire la sua luce e la sua salvezza al singolo e all’intera umanità, in ogni tempo. Ed ecco quel “segno”: il bambino nato da una vergine, il quale sta ad indicare che Dio è a fianco dell’uomo, così, il segno dato ad Acaz, diventa segno eterno del vero Emmanuele, nato dall’unica madre vergine: Maria di Nazareth. Anche per questa giovinetta, sposa del carpentiere, il progetto dell’Altissimo, sembrò sconvolgere il normale corso della sua esistenza; lo leggiamo in quel ” turbamento” di cui Luca scrive (Luca.1,29); tuttavia, lei accolse senza riserve, l’annuncio di quella maternità, i ” segni” indicati dall’Angelo, e si incamminò per quella via non comune e non facile, con fede ed umile obbedienza: ” Sono la serva del Signore – disse- Avvenga in me.” (Luca.1,38.) A fianco a questa fanciulla, oggi, la Liturgia ci parla di un altro personaggio, la cui esistenza fu sconvolta dal progetto di Dio, che si manifestava nell’imminente nascita di un bimbo; è Giuseppe, il discendente di Davide, sposo di Maria; l’uomo, la cui fede conobbe un travaglio carico di angoscia. Il sogno di Giuseppe era, come quello di ogni giovane di Israele, di avere una discendenza; un sogno che aveva il volto di Maria, e mancava soltanto che si compisse il tempo legale del fidanzamento, perché si celebrassero le nozze e iniziasse la loro convivenza familiare. Ma, ecco, apparire i segni di quella gravidanza, che veniva a sconvolgere tutti progetti del giovane sposo, e a caricare di perplessità ed ansie i suoi giorni. L’ Evangelista, pur nella sobrietà del racconto, sottolinea il dramma di quest’uomo, che deve obbedire alla legge giudaica, la quale imponeva di condannare ad una morte violenta la giovane madre, e, allo stesso tempo, sente vivo l’amore per lei, creatura al di sopra di ogni sospetto, eppure, visibilmente e misteriosamente incinta. Anche, la soluzione meno drastica, quella di rimandare Maria in segreto, non lasciava tranquillo il cuore di Giuseppe, il quale, persino nel sonno, era tormentato da questa dolorosa e preoccupante vicenda. Di questo giovane sposo, il Vangelo ci dice, che “era giusto”, non solo saggio, prudente e buono, ma molto di più: Giuseppe era un uomo di fede, non c’ è giustizia, infatti, se non in ordine a Dio; e, dal Dio al quale egli si rivolgeva, venne la luce pacificante, il “segno”, che Matteo, così riferisce: ” ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati»”. L’antica profezia, nel segno della vergine – madre, si avverava sotto gli occhi di questo modesto operaio, che accogliendo la rivelazione del progetto di Dio su di lui, accantonò il sogno di una legittima discendenza, per accogliere nella sua vita il Figlio di Dio e sua madre. Tra sei giorni celebreremo il Natale, non un giorno, ma tutto un tempo, un tempo ricco di “segni”, che identifichiamo in quell’angelo apparso nella notte ai pastori, nella luce che improvvisamente li avvolse, e, in modo inequivocabile, nel bambino con la sua giovane madre, un piccolo “avvolto in fasce che giace in una mangiatoia” ( Luca.2,12) c’ è, poi la stella, quel misterioso astro che guida i sapienti verso la vera luce che è il Cristo Figlio di Dio.(Matteo.2,1-12) Sono i segni inconfondibili e consolanti della salvezza, dono grande del Padre, salvezza che è chiamata
universale all’incontro con Dio in Gesù, e si fa’, poi, missione.
Lo leggiamo nella vicenda dei pastori e dei Magi, e, dobbiamo saperlo leggere, anche nella nostra vicenda personale, perché, nella vita di ogni uomo o donna, c’è sempre un momento, nel quale Dio si fa più vicino, col suo “segno”, spesso solo interiore, ma chiaro e forte, un segno che sollecita, pacifica e salva. Nel “segno” è contenuto un progetto, una proposta, ed è importante lasciarvisi coinvolgere, con l’umile fedeltà di Giuseppe e con la tenera, intensa dedizione di Maria, con la fede di chi sa, che l’opera che Dio compie, anche nella più oscura creatura della terra, ha sempre una risonanza sconfinata e benefica, che supera i limiti dello spazio e del tempo.Amen
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