Crotone, scoperta truffa nel commercio di prodotti petroliferi

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La Procura della Repubblica di Crotone ha delegato la Compagnia Guardia di Finanza pitagorica a compiere specifiche attività d’indagine volte ad appurare la reale destinazione del gasolio e ad accertare le responsabilità di altri soggetti nell’interesse dei quali il funzionario doganale aveva posto in essere comportamenti contrari ai propri doveri d’ufficio.

Sulla scorta di una informativa di reato inoltrata dalla Direzione Interregionale delle Dogane di Napoli a carico di un proprio dipendente, per aver falsamente e dietro indebite percezioni di danaro attestato la chiusura di operazioni di
esportazione di gasolio destinato al bunkeraggio di navi, operazioni mai avvenute presso il Porto di Crotone.

L’attività di servizio eseguita dalle Fiamme Gialle crotonesi si è innestata sul monitoraggio effettuato dall’Area Antifrode della Direzione Interregionale per la Campania e la Calabria dell’Agenzia delle Dogane di Napoli sui movimenti di prodotti energetici, con specifico riferimento a quelli agevolati quali il gasolio “Bunker” che, essendo destinato al rifornimento delle navi, è considerato come una provvista di bordo ed è soggetto al trattamento fiscale
delle merci destinate all’esportazione, pertanto in esenzione di Accisa ed IVA.

Nel caso specifico, dall’analisi dei dati presenti nel sistema informatico in uso all’Agenzia delle Dogane erano emerse ventitrè operazioni di appuramento e chiusura dei documenti di scorta di gasolio eseguite in maniera impropria da un
funzionario doganale in servizio presso la Sezione Operativa Territoriale delle Dogane di Crotone. L’elemento di innesco degli accertamenti è stato fornito da alcuni indizi: gli orari di effettuazione delle operazioni di chiusura e appuramento delle esportazioni (tutte avvenute durante la chiusura degli uffici, a brevissima distanza di tempo l’una dall’altra), nonché la discrasia tra il Porto cui era destinato il gasolio che, secondo quanto riportato sui documenti di accompagnamento avrebbe dovuto essere Napoli, e il luogo – Crotone – in cui invece è stata dato il messaggio di chiusura e buon esito delle stesse.

L’articolata attività investigativa, protrattasi per oltre un anno, è stata eseguita dalle Fiamme Gialle anche con indagini tecniche ed appostamenti ed ha consentito di individuare altre 6 operazioni di appuramento irregolari, effettuate con analoghe modalità.

Inoltre, sono stati acquisiti significativi elementi probatori in ordine alla responsabilità del titolare di un’impresa di autotrasporti pugliese che, grazie alla corruzione del funzionario doganale, aveva di fatto sottratto il gasolio al pagamento dell’accisa, beneficiando indebitamente di un risparmio d’imposte quantificato complessivamente in €. 765.000.

L’indagine ha anche consentito di appurare che il patto corruttivo prevedeva la corresponsione, come prezzo del reato, di un compenso per l’attività illecita del funzionario doganale pari a complessive € 36.000, ricevuto in più tranche.

Al funzionario doganale, licenziato a seguito di provvedimento disciplinare adottato dall’Amministrazione delle Dogane, sono stati contestati, in concorso con una terza persona ritenuta istigatore e concorrente morale, anche i reati di calunnia, millantato credito e truffa. Su richiesta del Pubblico Ministero titolare del procedimento, Dottor Francesco Carluccio, il G.I.P. presso il Tribunale di Crotone, Dottoressa Bianca Maria Todaro, ha disposto il sequestro preventivo fino a concorrenza delle somme costituenti il prezzo della corruzione del funzionario ed il profitto conseguito dal privato per effetto ed in conseguenza degli atti compiuti dal corrotto.

In sede di esecuzione del provvedimento, gli approfondimenti investigativi delle Fiamme Gialle crotonesi hanno consentito di sottoporre a sequestro, oltre alle disponibilità bancarie e ad un’autovettura intestata agli indagati, anche un immobile intestato alla moglie del corruttore.

In proposito, pur sussistendo tra i coniugi un accordo di separazione consensuale omologato dal Tribunale, gli elementi accertati hanno consentito di ritenere che tale accordo sia stato simulato e, in ogni caso, superato da una
riconciliazione “di fatto” che avrebbe rimosso gli effetti della supposta separazione, ripristinando il regime patrimoniale della comunione legale.

Il valore dei beni complessivamente sequestrati ammonta ad € 238.000.

L’attività investigativa, realizzata grazie alla collaborazione ed al coordinamento tra i militari della Guardia di Finanza ed i funzionari dell’Agenzia delle Dogane, costituisce testimonianza del quotidiano impegno nel contrasto alle
frodi in danno della finanza pubblica con riferimento ad un comparto impositivo di particolare rilievo perché garantisce all’erario nazionale un gettito elevato e, pertanto, rappresenta anche un importante strumento di politica economica.

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