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Un rapporto di Confartigianato rileva che al calo della quantità di finanziamenti si accompagna anche l’aumento dei tassi di interesse.
Nell’indagine si accerta che sempre meno credito viene erogato alle imprese italiane: tra novembre 2011 e aprile 2012 i finanziamenti sono diminuiti di 26.750 milioni di euro, pari al -2,6%.
Con questi valori, l’Italia è seconda soltanto alla Spagna per i tassi più alti d’Europa. Ma siamo sul gradino più alto del podio europeo per il maggiore aumento dei tassi.
Secondo il rapporto, le più penalizzate sono le piccole imprese, che da dicembre 2010 a marzo 2012 hanno visto diminuire i finanziamenti del 4% e pagano tassi d’interesse maggiori rispetto a quelli richiesti alle aziende medio-grandi. Per le imprese con meno 20 addetti la crescita dei tassi di interesse tra marzo 2011 e marzo 2012 è stata di 139 punti base.
A livello regionale la situazione peggiore si registra in Calabria dove le piccole imprese pagano i tassi più alti: seguono la Campania e la Liguria. Sul versante opposto della classifica, il denaro è meno costoso nella Provincia Autonoma di Bolzano, nella Provincia Autonoma di Trento e in Emilia Romagna.
A livello provinciale, la maglia nera del denaro più caro va a Caltanissetta, Crotone e Agrigento. All’altro capo della classifica, con gli interessi più bassi vi è Bolzano seguita ex aequo da Forlì, Cesena e da Parma.
In sintesi in provincia di Caltanissetta e Crotone, il credito per un’impresa è quasi due volte più costoso rispetto a Bolzano, con uno spread di ben 397 punti base,
A ‘soffrire’ di più il razionamento del credito sono le imprese artigiane: da giugno a dicembre 2011 lo stock di finanziamenti è diminuito del 3,1% e si attesta a 55,7 miliardi.
Nonostante il calo di risorse creditizie, l’artigianato si sforza di creare maggiore ricchezza rispetto alle altre aziende: per produrre 100 euro di valore aggiunto utilizza soltanto 31 euro di credito, mentre le imprese non artigiane hanno bisogno di 126 euro per realizzare 100 euro di valore aggiunto.
“I nostri dati confermano ove c’è ne fosse bisogno che la situazione creditizia delle imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, rimane molto critica. A che sono serviti i miliardi di Euro distribuiti al sistema creditizio al tasso dell’1% se poi si registrano queste incongruenze? Serve uno sforzo comune per trovare soluzioni che invertano questa tendenza. Il credito è il carburante indispensabile per rimettere in moto l’economia e ridare slancio e fiducia ai nostri imprenditori”. La speranza è che almeno i nostri politici regionali diano più attenzione al mondo delle PMI adottando misure concrete alla portata dei nostri “ capitani coraggiosi”, che imperterriti continuano a lavorare, malgrado i mancati aiuti, e a creare sviluppo e nuova occupazione. Magari tutti gli altri attori sociali facessero come loro, probabilmente invece di parlare di recessione parleremmo di sviluppo!
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