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A seguito del sequestro per equivalente segue il pagamento del debito tributario.
È quanto accaduto negli ultimi giorni a seguito dell’attività disposta dal Tribunale di Crotone che, in relazione ai reati tributari di omesso versamento dell’Iva dovuta da parte di due società, ha dapprima ordinato il sequestro per equivalente delle somme all’epoca non versate e, solo dopo che le società hanno chiesto un piano di rateizzazione all’Amministrazione Finanziaria, ne ha disposto il dissequestro, prevedendo inoltre una cauzione a garanzia.
A seguito di due distinti accertamenti effettuati dall’Agenzia delle Entrate della città pitagorica, il Gip del tribunale, su richiesta della Procura, aveva disposto il sequestro per equivalente per oltre 266 mila euro nei confronti di una prima azienda di Cirò Marina e di altri 495 mila euro per una seconda società con sede nel capoluogo; provvedimenti che furono eseguiti tempestivamente dalle fiamme gialle che sequestrarono i fondi presenti sui diversi conti correnti.
I rappresentanti legali delle due aziende si sono poi rivolti all’Amministrazione Finanziaria per il pagamento delle imposte non versate accedendo ad un piano di rateizzazione.
Il Tribunale ha deciso di accettare le istanze di dissequestro presentate dagli amministratori, anche in base alle nuove norme del 24 settembre scorso che, in sostanza, prevedono che le confische “non operano se il contribuente si impegna a versare all’Erario i tributi evasi, anche in presenza di sequestro”.
I provvedimenti emessi in relazione al lavoro sinergico dell’Agenzia delle Entrate, della Procura e del Tribunale di Crotone nonché della Guardia di Finanza, spiegano i militari “sono la testimonianza dell’impegno delle Istituzioni per il contrasto all’evasione fiscale che, come dimostrato in questi casi, ha condotto all’effettivo introito delle somme evase a suo tempo”.
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