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Con le misure fiscali introdotte dal Governo guidato da Mario Monti la pressione fiscale a carico delle imprese, nel triennio 2012-2014, aumenterà di oltre 5 miliardi di euro. Questa cifra è l’effetto degli aggravi fiscali e contributivi sulle aziende, che superano abbondantemente le misure adottate per alleggerire il peso delle imposte sulle attività imprenditoriali.
In tutto questo contesto non si può fare a meno di citare l’IMU, che ha reintrodotto la tassazione sugli immobili anche considerati prime abitazioni.
Oltre a pesare sulle abitazioni principali l’IMU ha raddoppiato, rispetto all’ICI, la tassazione media su negozi e laboratori per il 2012 e ha portato quella dei capannoni (cat. D1) al + 60% (80% per il 2013).
Tenendo presente che i Comuni più rappresentativi sulle seconde case e quant’altro hanno applicato le aliquote massime, Famiglie e Imprese subiranno un vero salasso. In questo mese di dicembre che presenta un numero importante di scadenze fiscali e contributive molto onerose, tantissimi piccoli imprenditori, decidendo di onorare le scadenze fiscali, dovranno posticipare le tredicesime, mettendo in difficoltà, loro malgrado, le famiglie dei propri dipendenti.
Una situazione, si può definire, abbastanza tragica che rischia di far saltare gli equilibri di tantissime imprese nel silenzio di Governanti che non hanno compreso le dinamiche in cui si dibattono artigiani e PMi. Infatti il peso del settore Pubblico sull’economia, le difficoltà di accesso al credito e del costo del denaro tra i più cari d’Italia, i pagamenti della Pubblica Amministrazione eccessivamente lunghi, il lavoro sommerso, la disoccupazione giovanile e la carenza di sbocchi professionali diversificati, la criminalità organizzata e la ‘ndrangheta, i collegamenti logistici fatiscenti, i fondi comunitari presenti ma non sfruttati come si dovrebbe, la scarsa diffusione del turismo rispetto alle potenzialità ancora inespresse, i ritardi nell’uso di nuove tecnologie sono le cause principali di questa situazione non più sostenibile.
Dal nostro mondo non può che levarsi un grido di allarme serio e motivato dove tutti dobbiamo avere la responsabilità di comprendere che soprattutto le imprese di piccole dimensioni non potranno superare questo triennio con un carico fiscale aggiuntivo di questa portata. Non si può parlare di rilanciare l’occupazione ed in generale l’economia se si penalizzano i piccoli imprenditori che costituiscono il tessuto connettivo della nostra economia.
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