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La Compagnia dei Democratici da molto tempo si batte e sollecita con grande intensità il cambiamento di questa legge elettorale, il famoso “Porcellum” che fino ad oggi ci ha dato una classe politica di “nominati” e non di eletti. Poco tempo fa con una sentenza inaspettata, per non dire incomprensibile, la Corte Costituzionale si è espressa per l’inammissibilità dei quesiti referendari proposti contro l’attuale Legge sottoscritti da oltre un milione e duecentomila cittadini. Una valanga di firme che aveva dimostrato quanto gli italiani, in piena coscienza, ritengano improponibile una normativa che ‘regala’ un posto in Parlamento a persone che non hanno ricevuto il voto personale degli elettori.
Il primo quesito non ammesso dalla Consulta chiedeva di dichiarare ammissibile l’abrogazione totale della legge elettorale studiata dall’ex ministro Roberto Calderoli – lo stesso che gli affibbiò il poco edificante appellativo di legge porcata’ – che prevede liste bloccate e dunque toglie la facoltà agli elettori di esprimere una preferenza. Il secondo quesito chiedeva di eliminare, ad una ad una, le novità introdotte dalla stessa legge Calderoli alla precedente legge elettorale abrogata nel 2005, il cosiddetto Mattarellum.
Sono noti a tutti i recenti incontri tra Pd , PDL e UDC che sembrano d’accordo a cambiare la legge, ma sul come e con quale sistema ancora brancolano nel buio, ma almeno questa iniziativa forse questa volta potrebbe servire per cambiare qualcosa, vista l’importanza del tema, vitale per la democrazia. Molte e troppe volte questo tema si è inabissato, nel momento in cui qualcuno ha posto il problema della riforma elettorale, soprattutto i parlamentari in carica, che sono intervenuti dicendo che i cittadini non vogliono sentir parlare di nuova legge elettorale, ma di problemi veri quali la disoccupazione, la casa, etc.. (demagogia più pura).
Intanto continuiamo a votare sulla base di una legge incostituzionale, come affermano tanti costituzionalisti. I voti dei cittadini non sono uguali perché il premio di maggioranza ( siamo l’unica democrazia occidentale ad averlo) e gli sbarramenti disuguali tra chi è in coalizione e chi si presenta da solo rendono diverso il peso di ogni voto a seconda del partito votato.
Con questa nota vogliamo porre nuovamente e con insistenza a tutte le forze politiche il cambiamento della legge e delle iniziative concrete per arrivare a formulare proposte, che non per forza debbono essere convergenti, ma è fondamentale il principio che sulla legge elettorale si sviluppi il massimo di partecipazione perché non è materia tecnica appannaggio dei soli partiti che hanno generato “re e reucci nei vari territori”, ma rappresenta le regole del gioco democratico e quindi la misura di quanto conta il nostro voto e la possibilità di costruire una democrazia partecipata, alternativa alla democrazia oligarchica oggi dominante che ha relegato l’intero Paese in questa gravissima situazione.
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