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Davanti alle notizie del crollo in Borsa dei nostri titoli, di fronte alla bancarotta di un intero paese, assistiamo ad un allucinante e surreale balletto fra maggioranza ( che non c’è più) e opposizione. Le situazioni sembrano confluire verso un governo di unità nazionale, un governo di transizione che vari qualche riforma finanziaria e che traghetti l’Italia verso le elezioni. Allora la domanda è questa: cosa cambierà nella realtà politica del paese, se alle prossime elezioni voteremo ancora con il porcellum? E’ presto detto: nulla! Non c’è bisogno di aspettare che succeda per sapere che non cambierà niente.
L’idea di passare altri anni a rivedere le stesse facce, a risentire le stesse voci e quelle idee polverose, vecchie, senza speranza e senza futuro, angoscia oltre ogni dire. Non andiamo alla ricerca di un altro “uomo della Provvidenza”! E’ sempre un salto nel buio molto pericoloso ed è tramontato il tempo in cui si affidava a qualcuno, che doveva essere eccezionale ( ed invece è stato troppo normale), le sorti di tutti. E’ tempo che diventiamo adulti e la smettiamo di cercare un papà che salvi tutti con ricette magiche e miracolose.
Abbiamo bisogno semplicemente di un team di gente onesta e preparata, scelta da noi attraverso elezioni libere e non pilotate dalle oligarchie partitiche; gente non strapagata e nemmeno carica di privilegi, persone competenti che facciano il lavoro per cui sono stati eletti per il bene del paese e non del proprio gruppetto di potere. Dobbiamo noi per primi cominciare a credere nella cooperazione, nella bontà del lavoro collettivo, nell’impegno politico a tempo determinato, nella interscambiabilità dei ruoli. Dobbiamo cominciare ad assumerci le nostre responsabilità e non demandare ad altri le scelte della nostra vita.
La Compagnia dei Democratici auspica che questo probabile Governo di transizione inserisca, come priorità assoluta nella propria agenda dei lavori, il cambio della legge elettorale almeno con la possibilità di indicare il nome del candidato prescelto, in sintesi la preferenza.
Vogliamo che sia concretamente il popolo a scegliere i futuri amministratori, siamo davanti ad una crisi epocale che cambierà in maniera definitiva tutto quello che fino ad oggi è stato un modello di politica che di buono però ha fatto davvero poco. L’abolizione di questa legge elettorale è sinonimo di maggiore democrazia perché è ora di finirla con i nominati, perché si deve dare la reale possibilità di lavorare agli eletti che il popolo sovrano ha scelto. Se non saremo liberi di scegliere i candidati, i prossimi anni saranno ancora più disastrosi preso atto di questa situazione a dir poco devastante.
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