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L’Associazione Marco polo , esprime plauso alla giunta e Consiglio Comunale di Crotone, per il grande senso di responsabilità dimostrata nell’approvare all’umanità il Regolamento “Io sono Crotonese – Io sono Italiano” che prevede il rilascio di un attestato che, anche se simbolico, di cittadinanza per tutti quei bambini nati e residenti a Crotone, figli di genitori stranieri.
A Crotone, esistono 152 bambini, di cui 80 femmine e 72 maschi, figli da genitori stranieri di nazionalità: Albania 2, Algeria 6, Britannica 2, Bulgaria 4. Cinese 26, Indiana 4, Filippina 2, Irachena 2, Marocchina 8, Pakistana 1, Polacca 5, Rumena 33, Serba 38, Singalese 4, Siriana 1, Ucraina 8, Russa 1, Statunitense 1, Bangladesh 5.
Con tale provvedimento, la politica locale, ha dimostrata un grande senso di civiltà, in sintonia con Comuni che hanno già deliberato il riconoscimento del diritto di cittadinanza ai ragazzi nati in Italia figli di immigrati stranieri. Adesso tocca alla politica Nazionale provvedere a modificare la legge 91 del 5 febbraio 1992 (G.U. n. 38 del 15.02.1992) sulla cittadinanza, perché l’integrazione è un tema centrale di quest’epoca. Nell’interesse del Paese, della generazione dei bambini immigrati e delle loro famiglie.
L’Italia, da diversi decenni, ormai non è più un Paese di grande emigrazione. E’ diventata un Paese di immigrazione, Una nazione “multietnica”, e quindi “multiculturale” e “multi religiosa”.La popolazione straniera residente in Italia, fonte Istat: sono 4.570.317. Tra mezzo secolo, ci ha spiegato l’ultimo rapporto Istat, quasi un quarto della popolazione presente sul territorio italiano sarà composto da “stranieri”..
I dati reali e gli scenari futuri impongono un radicale cambio di mentalità e di strategia, a livello nazionale e locale: la consapevolezza che la nostra identità, nazionale e locale, è oggi in movimento continuo, esposta al contagio di culture diverse che devono non solo convivere ma interagire tra loro. Abbiamo bisogno di una politica dell’immigrazione come “risorsa” e non come “problema”. Il che significa innanzitutto conoscere gli immigrati, e poi non discriminarli.
Capire, per esempio, che l’attuale normativa sulla cittadinanza è completamente sbagliata: perché considera la democrazia come un concetto non assoluto ma relativo, addirittura un privilegio di alcuni. Un milione di bambini, venuti al mondo nel nostro Paese, in ospedali italiani, figli di immigrati che hanno scelto di vivere e lavorare qui, iscritti alle nostre scuole, non potranno diventare cittadini italiani. Come definire -se non italiani- questi bambini.
Non si può immaginare un Paese che non c’è più, ma partire dall’Italia che esiste. E che può diventare più inclusiva oppure ancora più egoista e far prevalere la solitudine. L’egoismo di pensare che ognuno può farcela da solo. Adesso va ripensato un nuovo modello di sviluppo e mettere al centro temi fondamentali come la cittadinanza, l’integrazione e la coesione sociale.
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