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Di certo le banche, problema sempre annoso, non stanno aiutando il sistema economico nè il Paese nel suo complesso a risollevarsi, ma pensano, nella maggioranza dei casi, solo a speculare guardandosi bene nel sostenere concretamente una ripresa che ormai sta diventando una vera chimera.
La BCE ha dato al mondo della finanza italiano centinaia e centinaia di miliardi di euro al tasso agevolato dell’1%, ma le banche cosa ne hanno fatto di tutta questa massa di liquidità?
Dovevano utilizzare queste enormi cifre anche in parte per ridare aiuto alle famiglie e alle piccole e medie imprese in difficoltà per la la mancanza di liquidità ed invece la reale finalità è stata quella di risolvere i propri problemi di bilancio, di speculare sull’acquisto di titoli sovrani.
A dicembre i prestiti alle imprese in Italia infatti sono calati di altri 20 miliardi. Si tratta di una situazione impossibile da sopportare, dovendo convivere oramai quasi rassegnati con dinieghi per un fido di qualsiasi cifra, con peggioramenti quasi quotidiani delle condizioni applicate a partire dai tassi, con richieste ossessive di nuove garanzie e di rientri immediati di linee di credito ed in qualche caso anche con dinieghi per la semplice apertura di un conto corrente di servizio privo di qualsiasi sistemi di pagamento diretto(carta di credito- bancomat – carnet assegni).Una situazione che definirla paradossale ed inverosimile è poca cosa!
Una vera e propria tragedia a cui riteniamo però bisogna reagire con la stessa determinazione e il cinismo con cui il mondo finanziario fa cartello tutelando solo i propri interessi e sottovalutando con sprezzante voracità quel tessuto imprenditoriale che per anni ha rappresentato il loro strumento di ricchezza.
Ma allora cosa impedisce alle banche di erogare credito alle imprese e alle famiglie? Certamente il deterioramento dei principali indicatori economico-patrimoniali delle imprese stesse ormai rende difficile un finanziamento qualsiasi, almeno a loro dire! In altri termini, se le regole per l’accesso al credito si fondano sulla buona solvibilità delle imprese, cioè sulla loro capacità di far fronte ai pagamenti ed alle obbligazioni assunte, si comprende perché il “cane” continua a mordersi la coda. Dall’altro lato però oggi anche le stesse imprese, atteso il forte clima di incertezza che avvolge lo scenario economico regionale e nazionale, hanno ridotto le richieste di finanziamenti al minimo rinviando eventuali progetti di investimento a tempi migliori.
Non è facile uscire da questo impasse a meno che non ci si sveglia e si prenda, una volta per tutte, coscienza della drammaticità della situazione nella quale ci troviamo ma senza perdere il giusto spirito combattivo di chi continua a credere che dalla crisi, con il tempo, si può uscire.
Partiamo da una considerazione positiva, almeno questa, che oggi rispetto al passato, le imprese e le economie dalle stesse attivate rappresentano un bene da tutelare ad ogni costo specie in tempi di crisi come quello che stiamo vivendo.
Se alcune istituzioni finanziarie continuano ad avere al loro vertice soggetti che hanno fallito nella gestione, distruggendo ricchezza anziché crearla, se alcune banche continuano ad essere amministrate come feudi personali dove la cosa importante è resistere ad ogni cambiamento perché non si è capaci di avviare percorsi che favoriscano il rilancio di azioni virtuose volte a creare i veri presupposti per finanziare le imprese, dove vogliamo arrivare? In un Paese dove solo pochissimi continuano ad avere fiducia nel sistema finanziario, il problema del credito assume un’importanza rilevante e strategica, considerando che ad ostacolare l’accesso al credito incidono per oltre 1/3 le garanzie richieste dalle banche e naturalmente i costi troppo elevati.
Tanti e sempre più numerosi sono gli imprenditori che si rivolgono alla nostra associazione confessando il loro forte disagio anche psicologico, la loro fatica sempre maggiore a resistere sul campo. “Sta diventando una vera emergenza anche esistenziale e quando parliamo di imprenditori, parliamo di persone, delle loro famiglie nella sua interezza, del tormento morale di trascinare con sé i propri cari, di essere costretti a licenziare i dipendenti e non avere più risorse per se dopo una vita di lavoro”. Poi con molta superficialità, rappresentanti di istituti bancari che hanno fatto le loro fortune sui nostri piccoli operatori economici e sulle nostre famiglie, dichiarano sfacciatamente in interviste pubbliche che il proprio istituto “”ha ottenuto utili e quant’altro stando vicino in questo momento alle famiglie e alle imprese!”” Non è possibile scherzare e nemmeno ascoltare queste vere e proprie provocazioni da personaggi che dovevano per tante cause e concause stare al fianco dei nostri piccoli “capitani coraggiosi”, cosi come noi amiamo definire i nostri imprenditori.
Non siamo più disponibili a subire queste continue mortificazioni e vere angherie, nelle prossime settimane chiameremo a raccolta famiglie ed imprese di nostro riferimento per invitarli a privilegiare solo quegli istituti di credito che instaurano rapporti seri, concreti e di disponibilità alle nostre esigenze, in caso contrario ognuno per la sua parte dovrà attivarsi a prelevare eventuali depositi per instaurare contatti, nuovi rapporti solo con istituzioni finanziarie che avranno più sensibilità, disponibilità e faranno più fatti e meno parole. I nostri uffici, con indagini ad hoc, segnaleranno periodicamente gli istituti che al momento hanno un attenzione più concreta al nostro ceto produttivo, invitando tutti ad una mobilitazione seria e concreta contro un cartello finanziario che non ha pietà di nessuno.
Le istituzioni pubbliche, dalla Regione in giù, dovranno aiutarci in questa lotta impari, facendo essi stessi la loro parte e cioè non privilegiando con le loro attività quegli istituti che sono sordi ed assenti a questo grido che non vogliamo definirlo di aiuto, perchè un poco di dignità ci è rimasta, ma di attenzione si ! Abbiamo le armi per lottare ad armi pari con questo sistema avulso ormai dalla realtà, utilizziamo la solidarietà tra le imprese e tiriamo fuori il nostro orgoglio!.
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