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Attraversando le vie della zona industriale, penso e rimango sempre più convinto che lo sviluppo di questa terra crotonese passa attraverso un progetto serio sul turismo, la riproposizione dell’industria agroalimentare basata sul paniere dei prodotti agricoli locali, il settore ittico ed infine attraverso l’artigianato di nicchia.
L’idea di fondo, che ho sempre avuto, è quella di aprire un dibattito nella Città e nella Provincia di Crotone, coinvolgendo come “protagonisti” in primo luogo coloro che hanno responsabilità e competenza per agire, per valutare l’appropriatezza e l’efficacia di esperienze, progetti e strumenti che si vanno sperimentando a supporto dello sviluppo territoriale attraverso politiche e azioni pubbliche locali, soprattutto in tema di economia e occupazione.
Sfiduciati come siamo, in questa terra non si “pensa” più, non ci si incontra più per pensare al futuro, tranne che per redigere verbali di cassa integrazione e mobilità a chiusura di aziende che soffocano sotto la tenaglia del credito e di altro.
Io credo che sia giunta l’ora, non come in passato ma con nuove e fresche idee innovative, di iniziare un dibattito concreto sui casi e sulle soluzioni di successo, fra “protagonisti” che operano sul campo su progetti diversi, per porre basi di cooperazione e di scambi fra esperienze eccellenti.
Mi rendo conto che, in questa terra martoriata e abbandonata, esiste un problema serio cioè l’eccessiva distanza fra il “dire” e il “fare”, fra l’indirizzo e il governo effettivo.
Anche se ci sono, in campo, scelte della politica serie e impegnate, noto, e lo notano tutti, che fanno fatica ad avviare azioni concrete e a produrre risultati visibili e significativi.
Rintanati nelle loro sedi, ognuno degli attori locali pensa allo sviluppo contrastando l’altro, solo per motivi di invidia e gelosia politica, creando vuoti di potere e gestendo, quando è possibile, piccoli spazi che non procurano benefici alla collettività ne creano bene comune, o lavoro, o occupazione.
È sotto gli occhi di tutti che tutti gli attori sociali e istituzionali del crotonese hanno rallentato la responsabilità, la partecipazione e la concertazione e i loro sforzi sono timidi, incerti e sperimentali.
Aprire urgentemente un dibattito e costituire una “cabina di regia” per rileggere i processi della politica, ridisegnare il ruolo del privato economico e d’impresa, di ridefinire il ruolo del governo e delle amministrazioni locali nella concertazione delle politiche pubbliche e delle iniziative, pubbliche e private, sulle risorse, sui progetti e sulle azioni di sviluppo territoriale senza chiuderli in un fazzoletto di soli progetti campanilistici a proprietà indivisa, come sta accadendo con i fondi comunitari.
Costituire e investire in una “cabina di regia” di soli esperti e tecnici a tempo che propongono, agli attori sociali e istituzionali, entro sei mesi, i percorsi e i finanziamenti da mettere in campo, non sulla carta ma concretamente per avviare un vero lavoro di elaborazione progettuale e innestando una serie di incontri di lavoro fra protagonisti del fare necessario, e non convegni-passerella rituali.
Costituire una rete di “protagonisti” della politica, delle imprese, delle amministrazioni, delle professioni, delle istituzioni, delle associazioni di attori sociali, che operano a livello locale affrontando ogni giorno la terribile “sfida del fare”.
Oggi il tema delle politiche attive di sviluppo territoriale è nuovo e complesso, ed io sono convinto che le pubbliche amministrazioni non sono ancora pienamente adeguate alla complessità del compito e al livello della sfida, per questo abbiamo bisogno di agire subito ed allargare la visibilità e quindi l’impatto di progetti di innovazione che si stanno realizzando sul territorio, affrontare il tema del governo locale dello sviluppo in una chiave pragmatica e operativa, guardando cioè alle implicazioni organizzative, professionali e tecnologiche che esso comporta quando si cerca di attuare le politiche tramite servizi e azioni di cambiamento.
Urge un’azione di concertazione per progettare condizioni e strumenti perché le politiche di sviluppo locale siano non solo enunciate ma si realizzino, individuando così modalità concrete di possibile ri-orientamento delle azioni degli attori sociali e istituzionali interessati: come passare dal dire al fare, dalle intenzioni alle realizzazioni, dalle parole agli impegni. Si può? Con quali strumenti? Con quali ruoli? Con quali costi? Con quali possibilità di successo?
Progetti e investimenti stentano a partire e i soggetti interessati locali fanno fatica a elaborare e decidere. I risultati sono insufficienti, costosi, difficili da valutare. Le capacità di lavoro comune e di cooperazione fra istituzioni e fra attori dello sviluppo sono ancora insufficienti e non consentono sinergie e supporto reciproco.
Io credo che bisogna darsi da fare a elaborare lo sviluppo del territorio in concertazione, perché l’azione delle pubbliche amministrazioni è assolutamente insufficiente.
Lavorare insieme per un “Distretto Produttivo Culturale – Turistico” con un modello di sviluppo territoriale che comprende quattro azioni mirate e parallele:
- l’accreditamento formale di un “marchio del crotonese” presso le Autorità politico-amministrative preposte alla gestione del territorio eletto, cioè la Regione Calabria, la Provincia di Crotone, tutti i 27 Comuni del Crotonese;
- la creazione una rete di contatti personali, oltre che con le autorità di cui sopra, anche con le Camere di Commercio di tutta Italia, le Camere di Commercio Italiane all’estero, le Agenzie di Sviluppo delle zone ricche del Paese, i Consorzi Produttivi, Culturali e del Turismo esistenti nel territorio e in altre zone d’Italia per un rapporto di reciprocità;
- la mappatura del territorio al fine di identificare e coinvolgere le competenze, native ed immigrate – numerose dall’estero, oggi presenti nel crotonese, per arricchire qualitativamente il lavoro interno ed esterno di questa attività;
- creare un supporto a queste competenze per dar vita ad una serie di piccoli progetti pilota, una progettualità di eccellenza, la quale sia capace di concretizzare i principi che ispirano l’azione dell’attività, di renderla comunicabile e credibile, nonché di creare modelli di realizzazione progettuale riproducibili sull’intero contesto territoriale.
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