Cirò (Kr), sentenza storica

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Insussistenza di frequentazioni tra gli amministratori e componenti della cosca locale. Insussistenza dei legami parentali con componenti della cosca mafiosa.  Irrilevanza del contesto territoriale e storico – culturale in cui Cirò si colloca. Mancata considerazione delle iniziative svolte dagli amministratori rivolte al ripristino della legalità e alla cessione a fini sociali dei beni confiscati alla mafia. – Insussistenza di irregolarità nell’affidamento dei contratti di appalto, come anche nella gestione del patrimonio comunale. Insussistenza di rapporti con pregiudicati.

Sono, questi, alcuni dei passaggi più importanti di quella che viene già considerata una sentenza storica e destinata ad essere studiata e citata come riferimento in questa delicata materia. – Il T.A.R. Lazio – Roma, Sezione I, con sentenza n. 999 del 21 gennaio 2015 (Pres. Luigi TOSTI, relatore Dott.ssa Roberta CICCHESE), ha accolto il ricorso proposto dagli amministratori del Comune di Cirò (il Sindaco Avv. Mario CARUSO ed altri), proposto dai patrocinanti Avvocati Antonio SENATORE e Prof. Franco Gaetano SCOCA, contro il D.P.R. del 21 ottobre 2013 e gli altri atti del Ministero dell’Interno, nonché della Prefettura di Crotone, che hanno disposto lo scioglimento degli organi elettivi dello stesso Comune, ai sensi dell’art. 143 del T.U.E.L.

 

Mario CARUSO, de iure e de facto, dal momento stesso della pubblicazione della sentenza,ritorna dunque ad essere Sindaco del Comune di Cirò.  –  Giustizia è stata fatta. Cirò, la Città di Lilio e del Vino – dichiara CARUSO – può finalmente riprendere a camminare a testa alta su un percorso di promozione culturale, della qualità della vita, della nostra identità e dello sviluppo sostenibile. Ringrazio di cuore – continua il Sindaco – tutti coloro i quali in questo lungo e difficile periodo ci sono stati accanto ed hanno sempre creduto nella nostra onestà, nella nostra buona fede, nella passione e nella trasparenza che come giunta abbiamo sempre dimostrato, con abnegazione, ponendoci a servizio della cosa pubblica, nell’interesse generale e con l’ambizione di rivoltare come un calzino – conclude CARUSO – insieme all’immagine di Cirò e del cirotano, la stessa immagine peggiore di una Calabria che invece aveva ed ha tutte le carte in regola per vincere la sfida del progresso, della civiltà e della legalità”.

Lo scioglimento era stato disposto per presunti condizionamenti mafiosi caratterizzanti l’organizzazione ed il funzionamento dell’ente comunale, accertati da una apposita commissione ministeriale di indagine, le cui risultanze tuttavia sono state interamente sconfessate dalle allegazioni documentali e dalle prospettazioni della difesa degli amministratori prematuramente cessati. – La sentenza fa letteralmente storia del panorama del diritto amministrativo, dal momento che il T.A.R. Lazio solo in una sola precedente occasione aveva annullato gli atti di uno scioglimento degli organi di un altro comune calabrese (Comune di Bagalati). – L’effetto della sentenza è l’immediato ripristino degli organi elettivi del Comune e la cessazione della gestione affidata alla commissione ministeriale. – La tesi della sussistenza di elementi probanti della sussistenza di condizionamento e collegamento, in conclusione – è, questa, la sintesi della sentenza – è rimasta indimostrata, perché non emerge la sussistenza di concrete azioni di interferenza amministrativa poste in essere da appartenenti a cosche operanti nel territorio, risultando affidata al solo rilievo delle irregolarità elencate, le quali, sia per la loro consistenza che specificità, si rivelano disfunzionalità non dissimili da quelle che interessano molte amministrazioni locali. Per tutto quanto precede, il ricorso, assorbita ogni altra censura, deve essere accolto, disponendosi, per l’effetto, l’annullamento del gravato provvedimento di scioglimento e del relativo atto di proroga.

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Author: francesca

autore e collaboratore di ntacalabria.it

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