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Aliquota Operativa, in San Ferdinando (RC), Palmi (RC), Reggio Calabria, Vibo Valentia, Tolmezzo (UD), Lanciano (CH), Teramo e Lecce ha dato esecuzione al provvedimento di applicazione di misura cautelare in carcere nr. 6969/13 RGNR DDA, nr. 3806/14 RG GIP DDA e nr. 98/14 ROCC DDA emesso, dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione GIP/GUP, in data 30.10.2014, nei confronti dei 24 soggetti, fermati lo scorso 14 ottobre nell’ambito della vasta operazione, convenzionalmente denominata “ECLISSI”, con la quale si è fatto luce sugli interessi criminali ed economici della ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata “Locale di San Ferdinando” in cui operavano le ‘ndrine dei “Bellocco-Cimato” e “Pesce-Pantano” e che ha preso le mosse da una complessa attività di indagine iniziata nel mese di novembre 2013.
L’impianto accusatorio, formulato dall’ufficio di Procura Distrettuale di Reggio Calabria – Sost. Proc. dott.ssa Giulia PANTANO e Aggiunto dott. Ottavio SFERLAZZA – è stato pienamente confermato, nelle parti principali, dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, dott. Domenico SANTORO, per cui agli odierni destinatari della misura cautelare oltre alla principale contestazione del reato cardine di associazione a delinquere di stampo mafioso è stata contestata l’accertata commissione di svariati reati fine quali estorsioni, consumate e tentate; danneggiamenti con l’uso di armi da fuoco (aggravati dall’art. 07 l. nr. 203/91); possesso ed uso di armi, anche da guerra; condizionamento, da parte del Locale di ‘ndrangheta, dell’ordinario andamento delle istituzioni a livello comunale, attraverso una chiara ingerenza di matrice ‘ndranghetista nell’amministrazione del piccolo centro (in particolare nel campo delle autorizzazioni ad attività commerciali ed in quello dell’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani).
In sostanza, come già ribadito, nel comprensorio dei comuni di San Ferdinando e Rosarno sono state individuate due ‘ndrine facenti capo al medesimo Locale di ‘ndrangheta denominato “Bellocco-Pesce”: le due famiglie mafiose, nel corso delle investigazioni, alternarono periodi di aperta e virulenta contrapposizione – manifestata attraverso la pianificazione e la programmazione di una vera e propria “guerra” – ad uno più recente di sostanziale “pax”, con il fine evidente di diminuire l’attenzione e quindi la pressione delle Forze dell’Ordine su di loro e così giungere ad un condiviso controllo dei traffici illeciti nel territorio.
Durante lo sviluppo delle attività investigative, inoltre, è risultata parimenti palese, l’ingerenza di questa sorta di “federazione criminale” nelle più disparate e finanche minute attività economiche commerciali ed imprenditoriali, per mezzo di sistematiche richieste di tipo estorsivo; il tutto a riprova della volontà di sottoporre il tessuto economico sociale ad un controllo asfissiante, pervasivo e totalizzante. Le complesse ed articolate attività investigative hanno consentito di evidenziare la pressante ingerenza delle logiche mafiose all’interno della locale amministrazione comunale, con l’emersione di rilevanti responsabilità penali anche a carico del primo cittadino, del vice sindaco e del principale consigliere di minoranza e quest’oggi confermate con l’ordinanza cautelare.
È stato parimenti eseguito dai militari dell’Arma un sequestro preventivo, in via d’urgenza, di nr. 06 beni immobili adibiti ad attività imprenditoriali e commerciali facenti capo alla consorteria mafiosa, per un valore complessivo che supera i 10 milioni di Euro.
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