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E’ con profondo rammarico che ho assistito, in questi giorni, sulla rete, a clamorosi attacchi nei riguardi del Coisp – Sindacato Indipendente di Polizia, a seguito dell’autorevole intervento del Sindacato sul vile gesto compiuto dall’attaccante del Cosenza calcio Pietro Arcidiacono, che ha vergognosamente inneggiato ad Antonino Speziale, uno dei due ultras del Catania condannati in via definitiva per omicidio preterintenzionale dell’Ispettore Filippo Raciti durante il derby tra Catania e Palermo del 2007.
E’ quanto si legge in una nota diramata dall’Avv. Filomena Falsetta, Presidente dell’Associazione Bene Comune Calabria e parte attiva sul fronte della Sicurezza e Difesa.
Un’intercessione, quella del Suo Segretario Generale Franco Maccari – dichiara Falsetta – che ha contribuito notevolmente all’emissione di un daspo di tre anni da parte della questura di Catanzaro nei riguardi del calciatore, e che deve suscitare la riconoscenza e l’ammirazione della società civile.
E’ una vicenda, pertanto, che mi impone di esprimermi in prima persona, sia in quanto componente di organismi politici e sociali in rappresentanza del Comparto Sicurezza, e sia perché sul mio profilo Facebook mi è stato chiesto direttamente, da parte dello stesso autore delle offese mosse al Coisp, “se io avessi ancora a che fare con il Coisp”.
Alla domanda non posso che rispondere “con chi dovremmo, invece avere a che fare?…Con coloro che ledono l’alto valore degli Operatori della Sicurezza e degli organismi preposti alla loro tutela? Oppure, con coloro che intralciano la costruzione di una politica pubblica di sicurezza e di difesa stroncando la vita a che è disposto, persino, a sacrificarla?”
E’ una risposta – puntualizza Falsetta – che vuole estraniarsi da qualsiasi favoritismo o predilezione, in quanto mossa da doverosa obiettività e onestà intellettuale, e puramente finalizzata a far comprendere all’opinione pubblica, compreso il promotore delle ingiurie, che è nostro dovere di cittadini della Costituzione nutrire nei riguardi del Comparto Sicurezza e dei loro rappresentanti quel “rispetto civile che la storia ci ha insegnato”, laddove per rispetto civile si intende quel rispetto per il loro agire e per il loro pensiero politico (qualunque esso sia), senza se e senza ma.
Pertanto, coloro che non mostrano tale rispetto, dovrebbero chiedere perdono alla vedova di Filippo Raciti, ai suoi figli e alla comunità nella stessa misura in cui dovrebbe porgerle nei loro confronti il calciatore del Cosenza.
Riguardo, invece alle dichiarazioni rilasciate dai legali di Arcidiacono, secondo le quali è stata negata al calciatore la libertà di pensiero, è fondamentale che ognuno di noi sia consapevole che non ci troviamo di fronte ad una manifestazione del pensiero di Arcidiacono, bensì di fronte ad un affronto alla nostra Costituzione, che all’art. 27 considera colpevole un imputato condannato in via definitiva. Il calciatore, pertanto, ha manifestamente negatola Carta Costituzionale.
E’ dunque questo – conclude Falsetta – il pensiero che Arcidiacono intendeva esprimere?
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